Il mercato delle crypto vale complessivamente sui 2.000 miliardi di dollari, benché in correzione nelle ultimissime settimane. La performance è stata quest’anno molto diversa per l’uno o l’altro token. Ma è evidente che Ethereum abbia fatto di gran lunga meglio di Bitcoin, insidiandone il primato su questo importante mercato. Segna un rialzo (in dollari USA) di oltre il 525% contro un pur entusiasmante +95%. Questo significa che attualmente Bitcoin continua a dominare con una capitalizzazione che oscilla tra 1.050 e 1.100 miliardi di dollari, ma Ethereum insegue non più alla lontanissima, valendo nel complesso sui 550 miliardi.

In questi giorni, è notizia che MicroStrategy abbia inserito in portafoglio altri 7.002 Bitcoin, detenendone adesso 121.044. Il suo CEO, Michael Saylor, è uno dei più convinti sostenitori delle crypto, ritenendo che siano una riserva di valore. Proprio in questi giorni, ha invitato a mantenere in portafoglio i Bitcoin, perché sarebbero una difesa efficace contro l’inflazione. Semmai, ha spiegato, l’asset non è così buono “per pagare un caffè”.

Una ricerca condotta dalle Università di Sidney e Macquarie ha trovato che Ethereum sarebbe lanciata per rimpiazzare Bitcoin come migliore asset difensivo contro l’inflazione. A tale proposito, lo studio evidenzia che il vero salto di qualità arriverebbe con il prossimo aggiornamento a ETH 2.0. Questo è iniziato nel settembre scorso e consiste in tre passi, di cui il secondo è atteso per i primi mesi del 2022. Esso dovrebbe rendere il token più veloce nell’effettuare le transazioni, migliorandone anche l’efficienza e la scalabilità della rete. Con il completamento dell’aggiornamento, spiegano i ricercatori, Ethereum diverrebbe una crypto deflattiva.

Anche per Crypto Smart i token sono riserva di valore

Sarà un caso, ma il ripiegamento dei prezzi di Bitcoin ed Ethereum è stato evidente con la notizia della diffusione di una nuova variante del Covid, definita Omicron. In teoria, lo spettro di nuove restrizioni contro i contagi raffredderebbe i prezzi al consumo e rallenterebbe così la corsa dell’inflazione.

In realtà, non sappiamo se davvero sarebbe così. Ad ogni modo, ciò confermerebbe che le crypto siano percepite da una larga fetta del mercato come asset difensivi del potere d’acquisto.

E in questi mesi, il crollo della lira turca e la conseguente esplosione dell’inflazione in Turchia stanno sostenendo le transazioni in Bitcoin, Ethereum e altre crypto, stando ai dati di Chainanalysis. Insomma, questi asset sarebbero preziosi nella loro qualità di riserva di valore. Un’opinione condivisa e portata avanti in Italia dai fondatori di Crypto Smart (www.cryptosmart.it), piattaforma exchange italiana e con sede fiscale nel nostro Paese. Alessandro Ronchi ci ha più volte spiegato, così come i suoi soci, che le banche centrali negli ultimi anni stiano inflazionando l’economia con emissioni crescenti di monete fiat. Queste stanno perdendo progressivamente valore, inducendo al contempo alla formazione di svariate bolle finanziarie.

Oltretutto, non dobbiamo dimenticare che Bitcoin nacque all’indomani della crisi finanziaria mondiale del 2008, quando le banche centrali scesero in campo per rianimare le rispettive economie dal collasso patito con misure non convenzionali, le quali ebbero l’effetto di iniettare enorme liquidità sui mercati e di peggiorare la qualità degli asset nei loro bilanci. In sostanza, l’origine stessa del mondo crypto sarebbe legata alla necessità di offrire al mondo un’alternativa alle stamperie di moneta e all’inflazione da queste provocata, è la linea di Crypto Smart.