C’è un nuovo sport che i media stanno nazionali e internazionali stanno praticando: parlare del degrado di Roma. Già, degrado. Quella parola italiana che gli stranieri stanno imparando a conoscere. Dai lettori dell’International New York Times a quelli di Le Monde, passando per chissà quale altro autorevole giornale ancora. Il degrado di Roma è diventato una questione internazionale e no, i panni sporchi non si lavano più in casa. In una città che si deve preparare a ospitare il Giubileo Straordinario indetto da Papa Francesco le immagini di una città devastata e post-apocalittica non fanno per niente bene.

Tant’è che Le Monde parla proprio di una nuova moda fotografica in quel della capitale italiana: quella di ritrarre soggetti come sacchi dell’immondizia sventrati dai gabbiani, parchi pubblici inariditi dalla canicola, bus e treni affollati, ritardatari e senza aria condizionata con 40 gradi fuori, buchi nell’asfalto e file a Fiumicino in piena estate, la stagione delle partenze e degli arrivi.   E così, mentre il sindaco Ignazio Marino rinnova la giunta e promette di risolvere le problematiche e critiche situazioni che stanno avvenendo in quel di Roma, i media internazionali ci vanno giù pesante, tanto da far pensare che le rovine e le vestigia della Roma imperiale siano meglio messe rispetto alla rovina in cui verte l’attuale città. Le iniziative dei quotidiani nazionali e stranieri che invitano chi vive o è in vacanza a Roma di inviare foto dello squallore metropolitano, in verità, sono quasi altrettanto squallide. Forse è proprio per questo che Le Monde parla di reputazione vicina allo zero parlando di Roma, ma confessando che la sua area è molto più estesa di quella di Parigi, città forse un pochetto più pulita di Roma, ma solo grazie all’orgoglio francese, che noi non sappiamo neppure cosa significhi.   E così, mentre la Roma dei turisti passa tra la Grande Bellezza e la Grande Sporchezza – permetteteci il neologismo – e quella dei media filtra tra la desolazione apocalittica e l’incuria e il marciume, la Roma dei romani miracolosamente continua a funzionare.
Nonostante tutto. Perché è questo il vero miracolo. Roma non avrà otto linee della metropolitane, pur stando su una superficie immensa, gli autobus arrivano con ore di ritardo e su di essi spesso si vedono calche che nemmeno a Bombay, le metropolitane si fermano ogni tanto perché qualcuno decide di buttarcisi sotto o perché le ultime piogge hanno allagato i tunnel, e gli scioperi selvaggi quintuplicano le difficoltà di circolazione aumentando le invocazioni religiose, e la pubblica amministrazione è quella che è, e una semplice pratica burocratica che in qualsiasi Paese verrebbe espletata in 5 minuti diventa un’impresa degna di Ercole, e ci sono più gabbiani sui tetti della metropoli che al mare, e i secchi dell’immondizia vengono svuotati più dagli zingari e dagli anziani indigenti che dall’Ama, e potremo continuare l’elenco ancora a lungo.   Ecco, ora prendete tutto quello che abbiamo sopra descritto e trasferitelo in una città come Milano, ad esempio, o Parigi, o Berlino e immaginate cosa potrebbe succedere – sì, ok, non succederebbe mai, siamo d’accordo con voi, ma provate a immaginarlo. Quindi, alla fin della fiera, nonostante tutto, è un miracolo che Roma continui a funzionare. E questo non certo grazie al lavoro dei politici che si sono susseguiti nel corso degli anni o delle pubbliche amministrazioni che fanno meno di quanto dovrebbero, ma grazie ai romani stessi, che andrebbero candidati al Premio Nobel per la Pazienza e la Sopportazione, innocenti e colpevoli – perché l’incuria e il degrado è anche colpa di quei romani e non solo che quella città la abitano e la sfruttano – martiri e folli, che preferiscono buttarsi su un piatto di carbonara dopo aver superato indenni il Grande Parcheggio Anulare o incolumi 10 minuti di pioggia sulla Cristoforo Colombo piuttosto che prendere scopa e paletta e spazzare le strade – perché anche a Roma le tasse si pagano.
  Eppure, consolatevi e rifletteteci, andate a leggervi qualche commento (di francesi) all’articolo di Le Monde, e capirete che tutto il mondo è Paese, e che forse, la campagna contro il degrado di Roma è iniziata cercando di porre luce su un problema che sembrava – e probabilmente lo era per certi versi – ignorato dalle personalità competenti, ma è finito in quella direzione che solo noi sappiamo come prendere: quella della propaganda politica.