Il lavoro nel 2020 è flessibile e smart. A dirlo il Global Workspace Survey di IWG – International Workplace Group, che ha analizzato come il mercato del lavoro sia ormai orientato verso la piena flessibilità, tanto che il 62 per cento delle aziende ormai guarda in pieno a questa modalità adottando politiche flessibili. 

Il lavoro nel 2020 è flessibile 

Il concetto delle classiche 8 ore di lavoro sembra superato o quanto meno si va verso il superamento visto che, almeno 4 lavoratori su 5, sceglierebbero un tipo di contratto in cui si adotta più flessibilità.

Il trend appare ormai chiaro e una spinta arriva anche dallo sviluppo del 5G che rende le attività quotidiane veloci e in genere aiuta a far emergere approcci innovativi che danno spazio al benessere dei dipendenti. Nella sostanza il lavoro diventa sempre più mirato per la generazione X, anzi sembra che se da un lato a beneficiarne siano i dipendenti, che possono appunto sfruttare il potenziale della flessibilità, dall’altro lato anche le aziende in questo modo riescono a captare i migliori talenti. 

Lo smartworking avanza 

Un tempo si pensava che lo smartworking fosse una prerogativa di pochi fortunati ma oggi sempre più realtà aziendali hanno iniziato a sfruttarne il potenziale. I dipendenti che possono lavorare in maniera autonoma, infatti, non solo sono più soddisfatti e leali ma lavorano anche meglio e di conseguenza la produttività aumenta. Il Global Workspace Survey di IWG, come riporta Business Insider, ha intervistato un campione e l’85 per cento ha confermato che con la maggiore flessibilità è aumentata anche la produttività. Mediamente un lavoratore che sfrutta lo smartworking passa almeno 2 giorni e mezzo a settimana fuori dall’ufficio. In alcuni casi viene richiesto di lavorare, se possibile, in un ufficio più vicino a casa e quindi di limitare gli spostamenti. In alcuni casi, durante il tragitto casa-lavoro, alcuni dipendenti possono portarsi già avanti e quindi ottimizzare il tempo speso per recarsi in ufficio ma in altri casi resta tempo perso.

 

E’ già così per molte aziende olandesi che hanno più di 10 dipendenti. I lavoratori possono chiedere di rimodulare l’orario o di lavorare da remoto dopo un anno di attività, così come in Uk dove i tempi si accorciano a 6 mesi. Anche in Australia e Norvegia si va verso la flessibilità e persino nel nostro paese i lavoratori che operano da remoto hanno gli stessi diritti. In effetti, il 57% delle aziende italiane ha già messo in pratica delle politiche che guardano alla flessibilità contro l’80% delle aziende tedesche e il 70 per cento di quelle olandesi e circa il 69% e 68% di quelle Usa e Uk. 

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