E’ stata una Pasqua amara quella di aprile, come ben sanno coloro che hanno acquistato uova di cioccolato o altri dolciumi. I prezzi del cacao sono letteralmente esplosi negli ultimi anni e sugli scaffali dei negozi hanno raggiunto il culmine proprio in coincidenza con la festività cristiana. La buona notizia è che le cose sembrano migliorare. Alcune delle principali derrate alimentari sono diventate meno care. Prendete proprio il cacao. Il prezzo alla tonnellata era arrivato a superare i 12.600 dollari nel dicembre scorso, mentre oggi si aggira attorno agli 8.900 dollari (-30%). Pur restando storicamente elevatissimo – fino al 2022 oscillava attorno ai 2.000 dollari e su base annua segna ancora +15% – l’inversione di tendenza negli ultimi mesi, pur instabile, invia qualche segnale positivo.
Cacao e caffè si allontanano dai massimi
I due terzi dei raccolti arrivano da soli due Paesi al mondo: Ghana e Costa d’Avorio. Diversi fattori hanno inciso negativamente, tra cui le condizioni climatiche e la vetustà delle piantagioni. Il mercato ha già scontato nei prezzi questo scenario avverso. Per il caffè le cause sono sostanzialmente simili, ma i raccolti sono migliorati, specie quelli della qualità Arabica in Brasile. Su base annua questa segna un boom del 33%, mentre dai massimi di febbraio un crollo del 30%. La Robusta, qualità di caffè inferiore, è in rialzo del 15% annuo e in calo del 37% dai massimi di febbraio.
Dollaro debole aiuta i consumatori
Ad attutire i rialzi tendenziali per le derrate alimentari ci sta pensando il tonfo del dollaro. Poiché le quotazioni sono perlopiù espresse nella divisa americana, il rafforzamento dell’euro aiuta noi consumatori. E nell’ultimo anno il segno è positivo per ben il 10%.
Nel caso della Robusta e del cacao, quindi, gli aumenti effettivi si riducono nell’ordine del 5% e diventano più sostenibili.
A conferma del trend positivo per le derrate alimentari ci sono anche i dati FAO. L’organizzazione con sede a Roma ha stimato al mese di maggio un aumento dei prezzi in media del 6% su base annua e un calo dello 0,8% rispetto ad aprile. Nel dettaglio, la carne ha segnato un aumento del 6,8%, i prodotti caseari del 21,5%, gli olii vegetali del 19,1%, mentre i cereali sono diminuiti dell’8,2% e lo zucchero del 6,6%. Rispetto al record storico toccato nel 2022, l’indice segna un crollo dell’11,6%.
Derrate alimentari esposte a tensioni internazionali
I raccolti restano sorvegliati speciali, essendo le derrate alimentari in molti casi concentrate in ristrette aree del pianeta ed esposte a fattori come i cambiamenti climatici e gli scarsi investimenti nel settore agricolo. Dire che il peggio sia definitivamente alle spalle non è possibile. Per il momento possiamo limitarci ad affermare che le quotazioni si sono allontanate dai massimi toccati nei mesi scorsi per prodotti come caffè e cacao. La tregua c’è, seppure possibilmente fragile. L’allentamento delle tensioni geopolitiche la rafforzerebbe, favorendo gli interscambi commerciali e lo stesso trasporto delle merci. L’esempio del grano dopo l’invasione russa è emblematico.
Quotazioni esplose ai massimi storici e a +60% in poche sedute. Da allora segnano (in dollari) -55%.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


