Il costo dell’energia resta il grande problema irrisolto dell’industria italiana

L'assemblea annuale di Confindustria conferma che il costo dell'energia sia il principale problema per l'industria italiana.
3 settimane fa
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Costo energia problema per industria italiana
Costo energia problema per industria italiana © Licenza Creative Commons

All’assemblea annuale di Confindustria, il presidente Emanuele Orsini si mostra critico verso l’Unione Europea, alla quale chiede una deroga al Patto di stabilità anche per finanziare un piano straordinario a sostegno dell’industria italiana. Suggerisce al governo Meloni di trovare le risorse anche attingendo ai fondi del Pnrr, che altrimenti rischiano di restare inutilizzati. E mette al centro della sua relazione il costo dell’energia, che resta il principale problema per le imprese del Bel Paese.

Confindustria parla di situazione insostenibile

Dinnanzi a una folta platea di iscritti e di rappresentanti istituzionali, tra cui la premier Giorgia Meloni e la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, non ha potuto fare altro che notare come l’alto costo dell’energia sia di fatto un nostro auto-dazio, che va a sommarsi ai “dazi interni” dell’Unione Europea di cui ha parlato anche la premier nel suo discorso.

I dati descrivono una “situazione insostenibile” per dirla con Orsini: il prezzo pagato dalle imprese italiane supera del 35% la media europea con punte dell’80%. Ad aprile, è stato di 100 euro per MWh contro i 77,9 in Germania, 42,2 in Francia e 26,8 in Spagna. I consumi industriali rappresentano il 42% del totale in Italia e sono agganciati al prezzo del gas.

Produzione italiana in calo da gennaio 2023

Nel marzo scorso, la produzione dell’industria italiana ha segnato il 25-esimo calo annuale consecutivo. Il segno più non si vede più dal gennaio del 2023. Rischiamo una “crisi strutturale”, spiega il presidente, che continua a chiedere il disaccoppiamento e altre misure tra cui la riduzione strutturale degli oneri di sistema e almeno la sospensione degli ETS. Meloni si è detta favorevole, anche se consapevole che il disaccoppiamento non sia nel novero delle misure che l’Italia può adottare da sé, essendo le borse europee per l’energia ormai integrate.

Per rimediare al problema, tuttavia, il governo intende favorire la sottoscrizione di accordi con i fornitori a lungo termine e così da far spuntare alle imprese prezzi più bassi. Ha definito “inaccettabili” le “speculazioni” che si notano su questo mercato. Qual è il tema? Il prezzo dell’energia è fissato secondo il criterio del costo marginale. In pratica, per ogni fascia oraria in borsa viene determinato il prezzo offerto dal produttore con i costi maggiori. E poiché è quasi sempre il gas a costare di più, di fatto l’energia segue l’andamento di questa materia prima. E così accade in tutta Europa. A trarne vantaggio sono i produttori di energie rinnovabili, che hanno costi di produzione assai inferiori e possono vendere a prezzi notevolmente superiori. Una beffa, dato che abbiamo speso finora in incentivi per le rinnovabili tramite bolletta qualcosa come 170 miliardi, afferma Orsini.

Aste ETS
Aste ETS © Licenza Creative Commons

Costo energia troppo alto, fare presto

Poiché la soluzione a questo problema spetta all’Europa, nel frattempo esisterebbero altre misure da prendere in considerazione. Tra queste la sospensione delle aste ETS. Trattasi dei diritti ad inquinare, un mercato della CO2 che riguarda circa 11.000 aziende europee e che incide sul nostro costo dell’energia per 25-35 euro per MWh, nota Orsini.

Una sorta di dazio auto-inflitto, che riduce la produttività delle imprese europee. La riduzione degli oneri di sistema a carico dei conti pubblici, invece, per la premier non può più essere la strada. Altra soluzione possibile consisterebbe nel ridurre la quota di gas nella generazione di energia, così che risulti meno la fonte marginale per il minore numero di ore nel corso della giornata. Urgono soluzioni immediate, perché ogni mese che passa la produzione va indietro e la perdita per l’industria italiana rischia di essere definita.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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