Negli ultimi giorni si è parlato molto del conto corrente come diritto per tutti. Una proposta di legge approvata alla Camera dei Deputati ha infatti stabilito un principio fondamentale: ogni cittadino ha diritto ad avere un conto corrente bancario. Ma cosa significa, concretamente, che “ora il conto corrente possono averlo tutti”? E quali saranno le conseguenze pratiche per i risparmiatori e per le banche?
Conto corrente accessibile a tutti: cosa cambia
Fino a oggi, l’apertura di un conto corrente dipendeva dalla discrezionalità della banca. In teoria, chiunque poteva farne richiesta, ma in pratica molte persone si sono viste rifiutare l’accesso per motivi legati a segnalazioni nelle banche dati creditizie, situazioni patrimoniali precarie o assenza di garanzie.
La nuova legge cambia radicalmente questo approccio, stabilendo un diritto soggettivo all’apertura di un conto corrente, che le banche saranno obbligate a rispettare.
Le nuove norme impongono infatti agli istituti di credito l’obbligo di accettare la richiesta di apertura di un conto, salvo che non sussistano motivi specifici e documentati. Tra questi, rientrano soltanto i casi in cui il cliente risulti coinvolto in attività sospette secondo la normativa antiriciclaggio o antiterrorismo. In tutti gli altri casi, la banca non potrà più rifiutarsi. Se decidesse comunque di negare l’apertura, sarà tenuta a fornire una motivazione scritta entro 10 giorni, basata su elementi oggettivi.
Il conto corrente diventa un diritto, non un privilegio
Questa trasformazione normativa nasce con l’intento di promuovere l’inclusione finanziaria. L’accesso al conto corrente è oggi essenziale per ricevere lo stipendio, pagare le bollette, accedere ai servizi pubblici digitali, fare acquisti online o ottenere un mutuo.
Escludere alcune categorie di persone, come disoccupati, studenti, immigrati o segnalati al CRIF, significava privarle di uno strumento fondamentale per la vita quotidiana.
La nuova legge, invece, riconosce che l’accesso al sistema bancario è una condizione necessaria per l’esercizio dei diritti economici e sociali, e per questo viene assimilato a un servizio di pubblica utilità, come l’elettricità o l’acqua. È perciò vietato non solo il rifiuto arbitrario, ma anche la chiusura unilaterale del conto da parte della banca, se questo risulta ancora attivo e con saldo positivo.
Le possibili conseguenze per cittadini e banche
Dal punto di vista dei cittadini, si tratta di una rivoluzione. Chi finora era stato escluso dal sistema bancario potrà accedervi senza timori di rifiuto. In particolare, i più vulnerabili avranno la possibilità di aprire un conto base, gratuito per chi ha un ISEE basso, con operazioni essenziali incluse.
Per le banche, invece, si apre una nuova fase. Gli istituti dovranno adattare le proprie procedure interne per conformarsi alla legge, valutando ogni richiesta con criteri chiari e trasparenti. C’è chi teme che questo possa tradursi in un aumento dei costi di gestione o in nuove commissioni per coprire il rischio derivante da clienti meno solvibili. Tuttavia, l’obiettivo della legge resta quello di garantire equità e trasparenza, incentivando le banche a svolgere un ruolo più inclusivo nella società.
Il testo è stato approvato dalla Camera e ora attende il via libera definitivo dal Senato. Una volta convertito in legge, entrerà in vigore con valore vincolante per tutti gli istituti bancari operanti in Italia. In sostanza, dire che “ora il conto corrente possono averlo tutti” significa che questo strumento non sarà più riservato a chi ha requisiti di affidabilità finanziaria, ma diventerà un diritto per ogni cittadino, al pari dell’accesso all’acqua o alla sanità. Una svolta storica nel rapporto tra cittadino e sistema bancario.
I punti chiave.
- Il conto corrente diventa un diritto: le banche non potranno più rifiutare l’apertura senza giustificazioni gravi.
- Obbligo di motivazione scritta in caso di diniego e divieto di chiusura unilaterale con saldo attivo.
- Obiettivo della legge è favorire l’inclusione finanziaria e garantire l’accesso a tutti i cittadini.
