Cosa fare se ti tolgono la 104? Come canta Fiorella Mannoia con il brano Combattente: “La vita mi ha smussato gli angoli, mi ha tolto qualche asperità. Il tempo ha cucito qualche ferita e forse tolto anche ai miei muscoli un po’ di elasticità, ma non sottovalutare la mia voglia di lottare”. Tante sono le perdite con cui tutti quanti noi possiamo fare i conti nel corso della vita.
Basti pensare i vari legami sentimentali e oggetti che per un certo periodo di tempo hanno segnato la nostra esistenza, salvo poi finire nel dimenticatoio o ancora peggio sottratti dalle nostre mani, pur contro la nostra volontà.
Lo sanno bene molti titolari di Legge 104 che dopo aver ottenuto il riconoscimento di tale diritto se lo sono visti togliere. Questo può accadere, ad esempio, in seguito ad un abuso dei permessi legge 104 oppure al responso negativo di una visita di revisione. Situazioni alquanto comuni, in cui è bene sapere come comportarsi.
Cosa fare se ti tolgono la 104
La legge 104 non viene riconosciuta automaticamente, bensì i soggetti aventi diritto devono presentare apposita richiesta. A tal fine il medico curante deve innanzitutto inoltrare all’Inps un certificato medico introduttivo. Solo a questo punto è possibile presentare apposita domanda presso l’istituto di previdenza, che provvederà a convocare il soggetto richiedente per una visita di controllo presso la Commissione medico-legale. Quest’ultima, una volta svolta la visita, redige il verbale volto ad accertare lo stato di disabilità e l’eventuale riconoscimento della Legge 104.
Anche una volta ottenuto il riconoscimento di questo diritto, le relative agevolazioni non sono eterne, bensì possono essere oggetto di revoca.
Questo, ad esempio, può accadere nel caso in cui un soggetto non si presenti alla visita di revisione oppure quest’ultima dia responso negativo. In quest’ultimo caso si deve contattare l’Inps per ottenere delucidazioni in merito. A tal fine è possibile contattare il Contact Center oppure tramite il servizio “Inps risponde” disponibile sul sito dello stesso istituto di previdenza. Nel caso in cui la risposta non sia convincente, allora è possibile seguire la strada del ricorso giudiziario presso il tribunale di competenza entro sei mesi dalla notifica. Trascorso tale lasso temporale si può solamente presentare una nuova richiesta per il riconoscimento del diritto.
Accertamento tecnico preventivo obbligatorio
Soffermandosi sul ricorso, è bene ricordare cha a partire dal 1° gennaio 2012 sono state apportate delle modifiche al codice di procedura civile. In particolare, come sancito dall’articolo 38 della Legge numero 98 del 6 luglio 2011, chi vuole portare in giudizio la domanda per il riconoscimento dei propri diritti deve presentare con ricorso al giudice competente un’:
“istanza di accertamento tecnico per la verifica preventiva delle condizioni sanitarie legittimanti la pretesa fatta valere. […]L’espletamento dell’accertamento tecnico preventivo costituisce condizione di procedibilità della domanda di cui al primo comma. L’improcedibilità deve essere eccepita dal convenuto a pena di decadenza o rilevata d’ufficio dal giudice, non oltre la prima udienza. Il giudice ove rilevi che l’accertamento tecnico preventivo non è stato espletato ovvero che è iniziato ma non si è concluso, assegna alle parti il termine di quindici giorni per la presentazione dell’istanza di accertamento tecnico ovvero di completamento dello stesso”.
Licenziamento per giusta causa
Il diritto alla legge 104 può venir meno anche in seguito ad un abuso.
Ne è un chiaro esempio il caso di un lavoratore che usufruisce dei giorni di permesso per dedicarsi a sé stesso, anziché assistere la persona non autosufficiente. Tale comportamento fa venir meno la fiducia del datore di lavoro che può decidere di licenziare per giusta causa. Il licenziamento, è bene sottolineare, non avviene in tronco, bensì viene prima avviato un procedimento disciplinare per consentire al lavoratore di fornire le proprie giustificazioni.
A seconda del caso e della gravità della condotta, inoltre, il lavoratore può essere accusato di truffa aggravata nei confronti dello Stato per il conseguimento illecito di erogazioni pubbliche. In tale circostanza rischia pertanto di dover fare i conti con un procedimento penale. In caso di dubbi si consiglia a rivolgersi al proprio medico curante oppure al Caf o ad un patronato per sapere come comportarsi se viene tolta la legge 104, tenendo ovviamente conto della propria situazione personale.
Da 2024 di quando hanno modificato la legge di invalidità da 33 %a 45% sono saltati fuori altri problemi…non parliamo solo di soldi e di ADI … sono lasciate senza opportunità di trovare lavoro sulle liste mirate , moltissime persone…una di queste sono io .
Ho avuto un incidente di lavoro,in seguito non potevo muovere le braccia e non posso fare lavori pesanti…in tempo la mia situazione clinica si e aggravata, con tutti sforzi che fatto.Ho seguito tutte le cure proposte, tutte le investigazioni…ho spesso più di 20000€ per provare di star bene…Cin tutto questo INAIL non ha riconosciuto che la mia situazione e peggiorata, anche se il fattore scatenante es stato l’incidente dichiarato.La stessa cosa lo hanno fatto 25 anni fa , quando sono scivolata sulle scale…lo hanno chiuso “non di loro competenza”! …e sorridendo, una impiegata mi ha detto che “e tardi,non puoi farci causa “…due anni fa ho perso il posto di lavoro…” per comporto” … non potevo muovermi! …. oggi,sono in terapia antalgica con talgin e a volte ,circa una volta a settimana con oramorph.
Le modifiche della legge del 2024 …mi hanno messo in difficoltà…non ho l’età per uscire in pensione… vorrei solo un posto di lavoro! …