L’annuncio era atteso entro la fine del terzo trimestre ed è arrivato a pochi attimi dal gong. La Commissione europea ha presentato ufficialmente i Conti di risparmio e per gli investimenti europei (Savings and Investment Accounts, SIA). Obiettivo: passare dalle parole ai fatti in tema di educazione finanziaria. Appena un cittadino europeo su cinque dimostra di avere competenze elevate sul tema. Le conseguenze sono molto negative per l’economia continentale. Nei conti bancari risultano depositati ben 10.000 miliardi di euro, il 70% dell’intero risparmio. Una cifra che corrisponde ad oltre il 55% del Pil nell’Unione Europea.
Conti di risparmio e investimenti, cosa sono
A titolo di confronto, negli Stati Uniti sarebbero depositati sui conti bancari meno di 11.000 miliardi di dollari, qualcosa come il 37% del Pil.
E nel proporre di stanziare 7-800 miliardi di euro all’anno per potenziare la competitività in Europa, all’inizio di quest’anno l’ex premier Mario Draghi notava come i cittadini dell’area risparmino ogni anno 1.400 miliardi contro gli 800 miliardi negli USA. Solo che 300 miliardi vanno a finire fuori dal mercato europeo.
Cosa sono i Conti di risparmio e investimenti proposti dall’UE? Trattasi di strumenti finanziari che agevolano gli investimenti in asset come azioni, obbligazioni e fondi. Sono esclusi contratti derivati e criptovalute, così da mantenere relativamente basso il rischio e attirare capitali dalle famiglie. Questi strumenti sarebbero agevolati sul piano fiscale. Avete presente i nostri PIR, Piani Individuali di Risparmio? Per dirla in maniera semplice, la proposta europea sarebbe la loro versione continentale. Non a caso, Bruxelles ha studiato l’iniziativa italiana, così come altre iniziative simili adottate nel continente.
Operazione win-win
A cosa serviranno? I Conti di risparmio e investimenti europei avrebbero l’obiettivo di convogliare maggiori risorse sul mercato dei capitali europeo. In questo modo, aumenterebbe il sostegno alle nostre imprese e si ridurrebbe il gap di competitività con gli USA e che si va allargando da troppi anni. Dal punto di vista delle famiglie, la proposta aiuterebbe a mettere a frutto i risparmi per partecipare in misura maggiore alla crescita dei mercati dei capitali.
Anziché tenere i soldi in banca senza guadagnare nulla, anzi rimettendoci per via dell’inflazione, o al limite percependo un pallido interesse, i risparmiatori avrebbero modo di ottenere rendimenti più alti. Un’operazione “win-win”. Le famiglie vedrebbero aumentato il loro reddito grazie ad impieghi più efficienti; le imprese avrebbero accesso a una quantità maggiore di capitali. L’economia se ne gioverebbe grazie a una maggiore capacità di crescita e investimento delle imprese da un lato e maggiori redditi destinati ai consumi dall’altro.
Capitali non si muovono in base ai desiderata politici
Vista così, l’operazione sui Conti di risparmio e investimenti sembra persino tardiva. Lo è. Ma non illudiamoci che dall’oggi al domani vedremo sconvolgimenti sui mercati finanziari. Come dimostra l’esperienza dei PIR, pur in sé positiva, i risparmiatori non investono in base a direttive legislative. Le grandi masse si muovono diversamente. Serve l’ingrediente fondamentale della fiducia per farlo.
E spesso i nostri capitali finiscono altrove, specie negli USA, perché il nostro mercato risulta segmentato e dimensionalmente tarato su piccole realtà nazionali, inefficiente e poco redditizio, nonché con scarse prospettive di crescita.
Ove l’iniziativa andasse in porto, finalmente in Europa nascerebbe un unico mercato dei capitali. Ma da soli i Conti di risparmio e investimenti non basteranno. Esiste una legislazione frammentata e non sempre armonizzata tra gli stati comunitari. Inoltre, il sistema socio-economico americano stimola agli investimenti sui mercati. Basti pensare che la vecchiaia è garantita dai fondi pensione, mentre da noi la previdenza è essenzialmente pubblica. C’è una diffusa propensione al rischio e gli investimenti sono ben visti. In Europa, il pregiudizio verso la sfera finanziaria rimane forte persino tra chi governa.
Conti di risparmio e investimenti, senza illusioni
In definitiva, i Conti di risparmio e investimenti appaiono un buon mezzo per giungere all’obiettivo di rafforzare la struttura industriale del continente. La più lampante dimostrazione che finanza ed economia reale siano due facce della stessa medaglia. Pensate solamente se quei 10.000 miliardi oggi depositati in banca riuscissero a fruttare il 2% in più all’anno. Il Pil europeo subirebbe una spinta dell’1%. Le imprese si finanzierebbero a costi più bassi e le famiglie avrebbero più soldi da spendere. Per il momento, siamo al libro dei sogni.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
