Un annuncio inaspettato quello della Colombia a inizio settimana, che programma l’emissione del suo primo bond denominato in euro dal 2016. L’operazione rientra nella strategia del Tesoro di Bogotà, che punta a diversificare le fonti di approvvigionamento per finanziare il suo crescente debito pubblico. L’obiettivo consiste nel voler ridurre la dipendenza dal mercato americano, aprendo agli investitori europei. Non c’è solo l’Eurozona nel mirino dello stato sudamericano, bensì anche la Svizzera con prestiti ambiti fino a 10 miliardi di franchi (10,75 miliardi di euro).
Rating junk e deficit alto
Il bond in euro della Colombia sarà suddiviso in tre tranche con scadenze rispettivamente nel 2028, 2032 e 2036.
Dunque, l’emittente non vuole tampinare il tratto lungo della curva, preferendo rimanere su quello medio-lungo. E anche questa è una strategia del governo di Gustavo Petro, aspramente criticata dai mercati: accorciare le scadenze medie per risparmiare sugli interessi e avere liquidità a disposizione. Ciò espone le finanze alla volatilità dei mercati e nel caso in cui i rendimenti globali salissero, le condizioni fiscali si deteriorerebbe ulteriormente.
Prima di ipotizzare un investimento nei bond in euro della Colombia, dobbiamo conoscerne più a fondo le condizioni macroeconomiche. L’emittente è stato declassato a “junk” negli ultimi anni, diventando così ufficialmente ad alto rischio. I rating sono BB per S&P, BB+ per Fitch e Baa3 per Moody’s. Solo quest’ultimo giudizio rimane “investment grade”. I primi due sono rispettivamente due e un gradino sotto. In effetti, il debito pubblico è salito al 61,3% del Pil nel 2024. Era al 45% prima del Covid. E il deficit è volato al 5,8%, atteso per quest’anno al 7,1%.
Possibile anche che sfondi il 7,5%.
Cresce il debito estero
Petro ha di recente soppresso una norma costituzionale che limitava la crescita della spesa pubblica. Un altro segnale negativo per i creditori. Anche perché è difficile fare spesa pubblica per sostenere gli investimenti e la crescita economica. Il 92% di essa riguarda voci obbligatorie. E poiché i bond in euro per la Colombia sono debito estero, bisogna guardare anche ad altri indicatori. Le esposizioni verso l’estero ammontavano nel giugno scorso complessivamente a 207 miliardi di dollari, il 48,1% del Pil. Di queste, 116,7 miliardi (27,2% del Pil) erano del settore pubblico.
In pratica, quasi la metà del debito pubblico è stato contratto con l’estero. Il costo nel solo secondo semestre è stato di 7 miliardi, di cui 3,1 miliardi riferiti allo stato. Tuttavia, le medio-lunghe scadenze sono preponderanti. Il debito estero a breve termine ammonta a soli 33 miliardi, circa la metà delle riserve valutarie. Queste erano a 64,9 miliardi a fine luglio. Cosa ci spiegano questi numeri? La Colombia non avrebbe difficoltà imminenti nel rimborsare i suoi bond in dollari, euro, ecc.
Bond in euro della Colombia investimento con rischi medio-alti
Ma la situazione fiscale è disordinata. E con le elezioni presidenziali in programma nel 2026, difficilmente il marxista Petro accetterà di risanare i conti pubblici. Ciononostante, da maggio il bond in dollari a 10 anni si è apprezzato di quasi il 14%.
Il suo rendimento è sceso al 6,90%, a premio di circa 280 punti sul Treasury. Ha pagato il riacquisto dei bond tramite le banche d’affari internazionali per 5,4 miliardi di dollari, con risparmi stimati in 160 milioni in due anni sugli interessi.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
