La Procura di Milano ha chiesto ieri la condanna ad un anno e otto mesi per Chiara Ferragni e il suo ex collaboratore Fabio Damato, nonché di un anno per Francesco Cannillo, presidente di Cereitalia-ID, in relazione al famigerato caso Pandoro. Secondo gli inquirenti, che contestano ai tre il reato di truffa aggravata, l’imprenditrice digitale avrebbe tratto vantaggi economici per 2,2 milioni di euro. L’imputata ha già pagato una multa all’AgCom ed effettuato donazioni per 3,4 milioni, anche nel tentativo di chiudere la vicenda sul piano mediatico e giudiziario.
Influencer travolti in Italia, stretta in Cina
A quanto pare, questi tentativi non starebbero producendo frutti.
Il caso Pandoro perseguita Ferragni come se nulla fosse cambiato da quel 14 dicembre del 2023, quando esplose la bomba con la notifica della sanzione comminata dall’AgCom. Il suo business è stato distrutto dall’ondata di indignazione che ha ne travolto la reputazione.
Per capire meglio i contorni di questa vicenda, forse dobbiamo andare in Cina. Ad ottobre il Cyberspace Administration of China ha introdotto nuove regole stringenti sugli influencer. Su temi sensibili come medicina, finanza, economia e legge, dovranno possedere titoli di studio o credenziali adeguati. Per chi trasgredisce c’è una multa di 100.000 yuan (12.200 euro). L’obiettivo sarebbe di impedire che il pubblico venga influenzato da personaggi inesperti riguardo alle abitudini di consumo e investimento.
Crisi del ceto medio
Ci sarebbe una seconda verità dietro a questa stretta. La Cina vede negativamente l’ostentazione crescente della ricchezza da parte di influencer sempre più spregiudicati. Ritiene che questi atteggiamenti possano seminare malcontento tra la popolazione, risaltando le differenze tra gli stili di vita di pochi e quelli comuni.
Siamo sicuri che questo accanimento mediatico contro Ferragni sul caso Pandoro a distanza di quasi due anni sia solo frutto della giustificata indignazione?
Anche in Occidente si osserva una crescente distanza tra gli stili di vita ostentati da un piccolo gruppo di influencer e il resto della popolazione. La crisi del ceto medio è evidente. L’ossatura della nostra società per decenni si percepisce più a rischio povertà che non in ascesa sul piano sociale ed economico. Le immagini di “riccanza”, sbattute in faccia agli utenti da chi per lavoro sponsorizza prodotti o servizi sui social, sono diventate inaccettabili e sprezzanti agli occhi dei più.
Caso Pandoro scusa per sprigionare odio sociale
Il caso Pandoro ha funto da detonatore per un odio che covava da tempo non solo contro Ferragni, bensì tutto il mondo di cui ella fa(ceva) parte. E’ stato un semplice “casus belli” per inveire contro la presunta bella vita di pochi. Insomma, cela rabbia sociale. L’accanimento mediatico di questi anni sarebbe la conseguenza di questi sentimenti, non di altro. Al primo inciampo, il rancore accumulato è stato sprigionato. Media e politica ci hanno sguazzato, consapevoli che cavalcare l’onda avrebbe tenuto a bada certi risentimenti latenti.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
