Un tracollo dei prezzi che forse in pochi si aspettavano per Bitcoin nelle ultime settimane e dopo che avevano toccato i massimi storici ad inizio ottobre. Da allora un pesante -33%, che si concretizza in una minore capitalizzazione per circa 760 miliardi di dollari. E dire che alla Casa Bianca c’è Donald Trump a spingere sulle “criptovalute” con una legislazione molto favorevole e, addirittura, ponendosi in prima persona a capo di questo business.

Vendite da nuovi investitori
I prezzi di Bitcoin sono scesi sotto la media mobile a 200 giorni, un segnale estremamente “bearish” per i mercati.
A vendere sono particolarmente gli investitori recenti, cioè entrati sul mercato da meno di 90 giorni. Non si sta trattando, come spesso capita, di realizzare gli imponenti guadagni passati. Ciò avviene particolarmente attraverso le vendite da parte dei titolari di grossi portafogli, noti anche come “balene” e che sono tipicamente investitori a lungo termine.
Fattori Giappone e Wall Street
Per capire cosa stia avvenendo dobbiamo parlare di “flight to quality”, un fenomeno che attecchisce e anche in fretta quando il mercato cerca rifugio negli asset più sicuri – di “qualità” per l’appunto – mollando quelli più rischiosi. Si verifica quando c’è paura. E in questa fase ce n’è. A parte le tensioni geopolitiche che conosciamo – Russia-Ucraina e Israele-Hamas – ci sono quelle non meno preoccupanti che stanno riesplodendo in Estremo Oriente tra Cina e Giappone. La premier Sanae Takaichi ha rispolverato la dottrina del suo defunto mentore e predecessore Shinzo Abe in difesa di Taiwan.
Pechino è su tutte le furie.
Sempre il Giappone si sta imbarcando su un piano di stimoli fiscali da ben 21.300 miliardi di yen (114 miliardi di euro), quando già ha un debito pubblico al 250% del Pil. Wall Street scricchiola sul rischio della bolla IA e non è più sicura che a dicembre la Federal Reserve tagli ancora i tassi di interesse. Regno Unito e Francia sono in balia dell’instabilità politica, mentre il governo in Germania traballa sulle pensioni. Quasi ovunque i debiti aumentano e l’inflazione non scende. E così i rendimenti a lungo termine restano alti o rialzano la testa. Per concludere, i dazi americani stanno aumentando l’incertezza globale e non sono ancora chiare le loro conseguenze a medio termine.
Prezzi Bitcoin giù con rischi per liquidità globale
Bitcoin vede scendere i prezzi ogni volta che si riduce la liquidità sul mercato o si prospetta un suo aumento inferiore alle attese precedenti. La crisi di queste settimane potrebbe durare poco, ma a mancare per il momento è un catalizzatore macro. La svolta avverrebbe con ogni probabilità se l’inflazione negli Stati Uniti scendesse in misura significativa da qui a breve. Non è lo scenario di base scontato dai mercati.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

