Il presidente americano Donald Trump si è detto disponibile a parlare al telefono con Nicolas Maduro, non escludendo attacchi mirati contro le basi logistiche dei narcos in territorio venezuelano. L’arrivo ai Caraibi della portaerei George Ford fa temere l’escalation militare, tant’è che il dittatore ha reagito invitando gli stati dell’area alla reazione. Per i bond sovrani del Venezuela, tuttavia, un conflitto con gli Stati Uniti non sarebbe all’ordine del giorno. Più che altro, si avvicinerebbe la fine del regime a Caracas.
Prezzi in rialzo dall’estate
La scadenza in dollari del 2027 (ISIN: US922646AS37) è salita a 28,80 centesimi dai meno di 20 centesimi di metà agosto.
La scadenza del 2031 (ISIN: USP17625AD98) è salita anch’essa sopra i 28 centesimi dai poco più di 20 di tre mesi fa. E la scadenza del 2034 (ISIN: US922646BL74) viaggia attorno ai 29 centesimi. Tre mesi addietro, quotava sotto i 23 centesimi. Tutti questi bond del Venezuela risultano in calo dai massimi tra fine ottobre e inizio novembre, ma potrebbe avere influito la monetizzazione dei guadagni da parte dei possessori che hanno rivenduto.
Speranze di transizione pacifica
Il Venezuela è in default da otto anni esatti su oltre 60 miliardi di dollari di bond sovrani. Stessa sorte ha riguardato i bond emessi dalla compagnia petrolifera statale PDVSA. Naturale che i prezzi salgano con la prospettiva di un collasso del regime di Maduro. Esso arriverebbe, però, da un accordo diplomatico e non militare. “Escalate the deal” è uno dei principi alla base dell’arte degli affari di Trump. Lo sfoggio della potenza militare al largo delle coste venezuelane servirebbe a intensificare la pressione su Caracas. L’obiettivo vero sarebbe convincere Maduro a farsi da parte.
La transizione pacifica prevedrebbe un accordo con Washington: l’esilio del dittatore e della sua cerchia ristretta di collaboratori all’estero. Dove? Si parla del Nicaragua, ma non si può escludere eventualmente Cuba. Sarebbe una soluzione accettabile per entrambe le parti. In alternativa, Maduro resterebbe nel Paese e avvierebbe il trasferimento dei poteri in accordo con le opposizioni. I bond del Venezuela sconterebbero uno di questi scenari. Difficile che un attacco militare di per sé riuscirebbe a scalzare il regime e a portare a una stabilità politica unitamente al ritorno alla democrazia.
Bond Venezuela a forte sconto
Prezzi vicini al 30% restano a fortissimo sconto per i bond del Venezuela, anche se il recupero del capitale in tempi brevi appare per il momento un miraggio. Anche se a Maduro succedesse a breve un leader democratico, i soldi per pagare i creditori semplicemente non esisterebbero. Certo, un accordo con il Fondo Monetario Internazionale agevolerebbe le trattative. In ogni caso, mancano i presupposti. Le riserve valutarie sono a secco, mentre l’economia è al collasso.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

