Per il presidente americano Donald Trump il regime di di Nicolas Maduro avrebbe “i giorni contati”, pur escludendo per il momento un attacco americano contro di esso. Sta di fatto che i bond sovrani del Venezuela si sono impennati nelle ultime due settimane, guarda caso proprio da quando Caracas ha denunciato un possibile attacco militare degli USA. Al largo delle sue acque, da settimane si registrano diversi raid contro imbarcazioni di cittadini venezuelani, accusati di trafficare droga da esportare nel Nord America. Ad oggi, le vittime sarebbero 65.
Regime di Maduro un “narco-stato”
Per Washington Maduro è a capo di un “narco-stato”.
Sebbene lo stato andino non produca cocaina, la commercerebbe dalla Colombia per risollevare le sorti della sua economia collassata. Non risulterebbe, invece, direttamente coinvolto nel traffico di fentanyl, la potente droga contro cui combatte l’amministrazione Trump e che l’ha portata ai ferri corti con stati come Messico e Cina.
I bond del Venezuela in dollari con scadenza nel 2027 (ISIN: US922646AS37) prezzano più di 30 centesimi in questi minuti, in forte crescita dai 23 centesimi del 14 ottobre scorso. Pur in ripiegamento dai massimi, anche la scadenza del 2031 (ISIN: USP17625AD98) si è impennata a quasi 27 centesimi dai 22,55 di metà ottobre. E la scadenza del 2034 (ISIN: US922646BL74) è passata nel frattempo da 25 a 31 centesimi.
Mercato spera nella fine del default
Per quanto le quotazioni restino depresse, ricordiamo che esse afferiscono bond che il Venezuela non onora da ormai ben otto anni. Caracas eccepisce che i pagamenti siano diventati tecnicamente impossibili per via delle sanzioni finanziarie imposte dagli USA. C’è anche da dire che, pur volendo, non disporrebbe dei mezzi.
Figuriamoci per rimborsare il capitale.
Il Venezuela è in default su bond sovrani e della compagnia petrolifera statale PDVSA per 154 miliardi di dollari. Gli ultimi dati relativi alle riserve valutarie svelano che queste ammontano ad appena 12,3 miliardi, oro incluso. Il possibile rovesciamento del regime di Maduro non stravolgerebbe il quadro nell’immediato. Nello scenario migliore, le sanzioni verrebbero subito cancellate con benefici per le estrazioni di greggio, ad un terzo dei suoi massimi di un decennio fa.
Bond Venezuela prezzano negoziato più vicino?
L’aumento della produzione petrolifera migliorerebbe le entrate fiscali e le condizioni dell’economia domestica. Tuttavia, nell’immediato non permetterebbe lo stesso il pagamento di cedole e capitale per i bond del Venezuela. Diverrebbe, invece, più probabile l’avvio di un negoziato con i creditori internazionali. E forse è questo che smuove i prezzi in queste settimane. Sarebbe più facile rivendere a terzi i titoli di stato e di PDVSA con la prospettiva non più remota di un accordo per porre fine al default. In ogni caso, nessuno s’illuda che l’eventuale caduta del regime di Maduro coinciderà con la ripresa istantanea dei pagamenti. Il nuovo governo avrebbe altre priorità dopo un tracollo del Pil di oltre il 75% nell’arco di un decennio.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

