Bolletta dell’acqua: quando non va pagata la quota del servizio idrico integrato?

Bolletta dell'acqua: ''se non c'è depuratore non si deve pagare la quota''.
8 anni fa
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Federcontribuenti e la battaglia contro le bollette pazze: ”un utente su 3 ha problemi con un fornitore di telefonia, luce, gas o acqua. La denuncia è importante per opporsi a questi abusi”. Giudice condanna la società: riduzione della bolletta del servizio idrico integrato perchè il canone non va pagato quando manca anche uno dei suoi componenti”. Depuratore sotto accusa.

L’avv Maurizio Tarantino di – Condominioweb.com – pubblica una interessante sentenza del Giudice Di Pace di Savona a riguardo di una spesa sulla bolletta non dovuta dall’utente perchè il depuratore non funziona.

”Se non c’è depuratore non si deve pagare la quota, che è un corrispettivo e non una tassa”.

Questo è il principio di diritto espresso dal Giudice di Pace con sentenza n. 48 del 24 marzo 2017.

Il titolare dell’utenza idrica a servizio della sua abitazione portava in giudizio la società che gestisce l’acquedotto e con la quale ha in essere un contratto di fornitura dell’acqua, deducendo che nelle bollette è stato richiesto, tra le altre, il pagamento di una somma a titolo di depurazione acque reflue quando invece detto servizio non risultava attivo. Inoltre sosteneva di aver provveduto al pagamento delle bollette, per un totale di Euro 278,55, defalcando l’importo corrispondente a detto inesistente servizio; di aver subito l’asportazione, senza nessun avviso, del suo contatore e anche di quello collocato in sua sostituzione per non rimanere privo dell’acqua; di aver ricevuto in data 3 giungo 2015 una richiesta di pagamento relativa a 12 bollette per un totale di Euro 521,00, somma che non avrebbe tenuto conto di quanto già versato.

Nella bollette emesse dalla società convenuta veniva inserita la voce di “Depurazione & Fognatura” (rendendo impossibile capire quanto era, in percentuale, il costo da imputare a ciascuna) senza con ciò rendere edotto l’utente che quanto richiesto non riguardava un servizio che non esiste ma un contributo per finanziare la realizzazione di opere per depurare le acque reflue.

E’ il soggetto esercente a dover dimostrare l’esistenza di un impianto di depurazione

funzionante nel periodo oggetto della fatturazione e non certo l’utente.

Il Giudice ha dato ragione all’utente e ha condannato la società al pagamento di €

7,00 per l’asporto del contatore e delle spese di lite pari a € 742.25.

Marco Paccagnella di Federcontribuenti: ”i nostri assistiti potranno trovare tutta l’assistenza necessaria a contrastare questo mal costume legato alle forniture di utenze domestiche, inoltre abbiamo istituito il Registro delle Utenze dove i problemi di conguagli misteriosi, consumi anomali, problemi con il contatore, attivazioni e volture, distacchi, saranno soltanto un lontano ricordo. Si tratta di aziende certificate con contratti verso i consumatori chiari e inequivocabili”.

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