Inizia alla grande la settimana per Bitcoin, che segna in queste ore nuovi massimi storici ad una quotazione salita fino a 122.741 dollari. I guadagni da inizio anno superano il 30%. Anche mettendo in conto il deprezzamento del dollaro in media del 10% contro le principali valute mondiali, il bilancio rimane nettamente positivo in termini effettivi. A trainare la “criptovaluta” più popolare al mondo è senz’altro la tensione che si respira attorno ai dazi. L’amministrazione Trump ha fatto recapitare decine di lettere ai partner commerciali degli Stati Uniti, prospettando loro in molti casi tariffe superiori a quelle annunciate in aprile sulle importazioni.
Dazi provocano inflazione
I dazi creano un ambiente globale inflazionistico. I nuovi massimi di Bitcoin si spiegano così. L’asset è ormai da anni acquistato non solo per speculare sui rialzi, ma anche per cercare di proteggere i risparmi da inflazione e stamperie monetarie. Preoccupa anche la situazione fiscale americana, con il deficit destinato a rimanere altissimo (6,7% del Pil nel 2024) dopo la conferma dei tagli alle tasse senza una contestuale riduzione della spesa pubblica.
Inizia oggi la “crypto week”
La capitalizzazione delle migliaia di criptovalute presenti sul mercato supera attualmente i 3.800 miliardi, avvicinandosi per dimensione a quella di NVIDIA nelle ultime sedute. Solamente tutti i 19,89 milioni di Bitcoin ad oggi emessi valgono circa i due terzi del totale, qualcosa come 2.550 miliardi. Oltre ai timori sul fronte macroeconomico, però, contribuisce ad alimentare gli acquisti anche la “crypto week” com’è stata ribattezzata sui mercati. Da oggi la Camera dei Rappresentanti negli Stati Uniti inizia a dibattere sulla regolamentazione delle criptovalute, tra cui compare il Genius Act sulle stablecoin.
Si tratta di una rivoluzione normativa all’insegna dell’apertura a questo nuovo mercato dopo anni di ostracismo delle istituzioni americane. Il presidente Donald Trump lo aveva promesso in campagna elettorale. E personalmente con la sua famiglia è coinvolto nel business dei token digitali. I massimi di Bitcoin sono legati agli ingenti influssi di capitali negli ETF: 1,18 miliardi solamente nella seduta di giovedì scorso, il dato più alto del 2025. Nelle ultime 6-8 settimane gli investimenti istituzionali sono stati per 15 miliardi.
Massimi Bitcoin surclassano boom oro
C’è anche un effetto indesiderato dei dazi che sta impattando sulle crypto: l’aumento dei costi legati al “mining”. Le componenti hardware potrebbero rincarare con l’innalzamento delle barriere tariffarie e non. Ciò accrescerebbe il costo di “emissione” delle criptovalute, spingendo al rialzo i prezzi con la riduzione dell’offerta complessiva. Con i nuovi massimi Bitcoin quasi raddoppia le quotazioni precedenti alla vittoria elettorale di Trump nel novembre scorso. E nell’ultimo anno ha surclassato il boom dell’oro del 40% con un’impennata del 105%.
Cosa può frenare Bitcoin sotto i massimi? La Federal Reserve. Se la posizione attendista sui tassi di interesse fosse confermata nei mesi prossimi, sarebbe un colpo per le crypto. Peggio ancora se il governatore Jerome Powell decidesse di alzare i tassi contro l’eventuale risalita dell’inflazione americana.
Questo asset beneficia dell’aumento della liquidità sui mercati e della propensione al rischio, mentre paga condizioni monetarie più restrittive e il conseguente afflusso dei capitali verso l’obbligazionario. Il boom in corso lascia ipotizzare che gli istituzionali stessi prevedono un nuovo taglio dei tassi non lontano negli Stati Uniti.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

