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Oggi: 16 Dic, 2025

Perché le banche europee continuano a guadagnare anche con i tassi in calo

Le azioni bancarie europee restano elevate in borsa anche per effetto del mutamento progressivo del business model, meno dipendente dai tassi.
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Azioni bancarie europee
Azioni bancarie europee © Licenza Creative Commons

I tassi di interesse sono scesi rispetto al picco toccato nel 2024 e potrebbero avere toccato il fondo. Ciononostante, gli utili delle banche europee restano alti e sostengono i corsi delle azioni in borsa. Sembra un paradosso, ma che si spiega con il cambio in atto da anni del modello di business seguito dagli istituti di credito. Gli utili hanno raggiunto il record di oltre 150 miliardi nel 2024, segnando una crescita del 50% rispetto al periodo pre-Covid. E in questi ultimi trimestri, stanno reggendo.

Azioni bancarie europee in rialzo, margine d’interesse stabile

Partiamo dai dati italiani. A novembre il margine d’interesse, cioè la differenza tra i tassi attivi e passivi per le banche, era di 198 punti base o 1,98%.

Significa che non si riscontra una variazione degna di nota rispetto all’anno prima, quando i tassi fissati dalla Banca Centrale Europea (BCE) erano più alti di 125 punti base o 1,25%. Infatti, il costo della raccolta è sceso dal 2,62% all’1,90%, cioè dello 0,72%. I tassi medi praticati sui prestiti sono scesi più lentamente dal 4,55% al 3,96% (-0,59%).

La raccolta diretta è formata dai conti correnti e deposito dei clienti, dalle obbligazioni bancarie e dai pronti contro termine. Malgrado la minore remunerazione, questa è salita complessivamente di 40,4 miliardi a 2.131,4 miliardi di euro. In pratica, le banche stanno potendo permettersi di offrire tassi più bassi ai clienti senza perdere il loro denaro. Non stanno facendo altrettanto con chi richiede un prestito o un mutuo, tant’è che gli interessi su quest’ultimo negli ultimi mesi sono tornati a salire. Dunque, il margine è salvo.

Cresce il peso delle commissioni

Gli utili delle banche europee, poi, stanno dipendendo sempre meno dall’attività tradizionale o “core” business dei prestiti. Sono le commissioni sui servizi d’investimento che contribuiscono in misura crescente ai risultati.

Esse ormai incidono per un quarto e fino a un terzo in media dei ricavi. Nel dettaglio, il 25-30% per le banche tradizionali di Italia e Spagna, per il 30-40% per le banche universali di Francia e Nord Europa e oltre il 40% per le grandi banche legate alla gestione del risparmio.

Il modello verso cui stanno andando le banche europee è sempre più noto come bancassurance, tipico della Francia. Negli ultimi 12-18 mesi, il contributo delle commissioni nette è cresciuto tra il 5% e il 10% per la gran parte dei gruppi del continente. Il rialzo dei tassi potrebbe avere influito, in quanto molti clienti hanno voluto spostare liquidità dai conti poco o affatto fruttiferi ad altri prodotti d’investimento divenuti redditizi come le polizze assicurative o i fondi.

Si allenta la dipendenza dai tassi

Questi servizi offerti dalle banche europee allo sportello si pagano per l’appunto con le commissioni. E l’aspetto più interessante consiste nel fatto che esse non risentono, perlomeno direttamente, delle manovre di politica monetaria. Mentre i tassi influenzano i ricavi tradizionali, non hanno un impatto sulle commissioni. E anche questo aspetto contribuisce negli ultimi tempi a sostenere i corsi azionari in borsa, malgrado il taglio dei tassi di interesse.

Segnano un rialzo eclatante in media dall’inizio dell’anno. Un risultato per nulla atteso un anno fa di questi tempi.

Bilanci più solidi

C’è un altro aspetto che sta sostenendo gli utili delle banche europee, vale a dire la loro migliorata solidità patrimoniale. Essa viene misurata il più delle volte attraverso il CET1, il capitale primario di vigilanza. In Italia, è salito dal 14,5-15% medio del 2020-’21 al 16% attuale. In Europa, è passato dal 15% al 16% nello stesso periodo. Le banche italiane si sono mediamente allineate ai grandi gruppi europei, anzi stanno esibendo ratios persino migliori, un dato sul quale in pochi avrebbero scommesso fino a qualche anno addietro. Il buffer effettivo rispetto ai requisiti SREP medi del 10,5-11% è salito intorno ai 5 punti percentuali.

La maggiore solidità consente alle banche europee di accantonare minori risorse per fronteggiare rischi futuri, destinandoli ai dividendi o ai buyback azionari. Riduce anche l’ammontare delle rettifiche necessarie per svalutare i crediti a rischio. Essa è stata perseguita negli anni anche attraverso l’emissione di strumenti subordinati come i bond AT1 e i bond Tier 2 di cui ieri Banco BPM ha annunciato l’esercizio della call per la sua scadenza nel 2031. Il mercato ha fiducia e apprezza la nuova politica più generosa a favore degli azionisti.

Azioni bancarie europee super, prestiti no

C’è anche il rovescio della medaglia. Le azioni bancarie europee salgono, i prestiti non sempre. In Italia, pur in risalita da qualche mese, restano ben sotto i livelli di 5 anni fa. Gli impieghi a favore del settore privato sono scesi al 76,6% dei depositi dei clienti contro l’85,4% del novembre 2020. Le banche trovano sempre meno impellente prestare denaro per produrre utili, anzi proprio la riduzione del credito ha contribuito a consolidarne i bilanci, diminuendo l’esposizione ai rischi di controparte. E questo non è di aiuto all’economia, che vive di investimenti delle imprese e di acquisti di beni durevoli. Specie in un’Europa “bancocentrica”, dove il ricorso al mercato dei capitali è meno frequente rispetto agli Stati Uniti.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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