L’Unione Europea ha trovato l’accordo dopo lunghe ed estenuanti trattative per sostenere l’Ucraina senza intaccare gli asset russi “congelati”. Punterà a raccogliere 90 miliardi di euro con l’emissione di nuovi eurobond, garantiti dalle disponibilità del bilancio comunitario 2021-2027 rimaste inutilizzate. Una chiara vittoria per l’Italia di Giorgia Meloni, che si era unita a Belgio, Bulgaria e Malta, oltre a Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia nell’opporsi all’uso delle riserve valutarie di Mosca per 210 miliardi di euro, di cui 185 custoditi dalla società belga Euroclear. La nostra premier aveva richiesto soluzioni “giuridicamente solide”.
Sugli asset russi vittoria italiana
Gli asset russi sono stati congelati da Europa e Nord America subito dopo l’invasione dell’Ucraina.
Da allora, i governi europei si limitano a incassare i rendimenti per trasferirli a Kiev e sostenerla così contro la Russia. Poiché servono aiuti ingenti per i prossimi mesi, da mesi si era prospettata la soluzione del sequestro vero e proprio di tali risorse. Un’idea respinta con vigore dal premier belga Bart de Wever, timoroso che sul piano legale Mosca avrebbe avuto valide ragioni per ottenere il risarcimento dei danni da Bruxelles. Per questo egli aveva richiesto garanzie illimitate e incondizionate dagli altri governi europei.
La spunta anche Visegrad. Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, da sempre contrari agli eurobond, si avvarranno di una clausola di opt-out. In altre parole, si tirano fuori dagli obblighi finanziari che deriveranno dalle emissioni future.
Esproprio rischio legale per l’UE
Alla base delle resistenze di alcuni stati come l’Italia c’era il timore che la misura avrebbe impattato negativamente sulla percezione dell’Europa come area economica affidabile.
Gli investitori stranieri provenienti da aree del pianeta non allineate ai nostri interessi geopolitici avrebbero potuto rimpatriare i capitali sul rischio che un giorno potesse ripetersi quanto accaduto con gli asset russi. E questo avrebbe creato problemi in fase di finanziamento del nostro debito pubblico, così come al più complessivo mercato dei capitali.
La Germania del cancelliere Friedrich Merz esce sconfitta su tutta la linea. Fino a poco prima del vertice a Bruxelles, aveva dichiarato che non vi fosse alternativa all’uso degli asset russi. Insieme agli stati frugali si era opposto agli eurobond, cioè alle emissioni di debito comune. Al contrario, ha dovuto subire il mancato esproprio delle riserve di Mosca e gli aiuti a Kiev tramite i detestati eurobond. Inoltre, Italia e Francia hanno fatto asse e ottenuto anche il rinvio della firma sul Mercosur. Roma esce totalmente soddisfatta dal vertice, mentre Berlino vede ridotta la sua leadership. Merz aveva fatto molta pressione sul Belgio perché cambiasse linea, ma il suo premier ha ammesso che il quadro si è evoluto in suo favore con l’appoggio ricevuto da Italia, Bulgaria e Malta.
Svolta su asset russi positiva per i mercati
La svolta sugli asset russi può avere un impatto favorevole sui mercati europei, anche se in un’ottica di medio-lungo termine. Essa ridimensiona il rischio politico per gli investitori stranieri, anche se la discussione di questi mesi ha svelato quanto la tentazione di ricorrere a facili escamotage resti elevata tra i governi. Può tirare un sospiro di sollievo oggi il Cremlino, che evita l’esproprio di centinaia di miliardi di dollari investiti in Europa.
La Banca di Russia aveva annunciato un’azione legale contro Euroclear nei giorni scorsi. Soddisfazione anche alla Casa Bianca, che con il presidente Donald Trump chiedeva la rinuncia all’esproprio per usare tali asset come leva negoziale con Mosca.
giuseppe.timpone@investireoggi.it