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Oggi: 05 Dic, 2025

Assegno di invalidità: torna il beneficio che la riforma Dini aveva cancellato

Torna il beneficio sull'assegno di invalidità che la riforma Dini aveva cancellato. Entriamo nei dettagli per vedere di cosa si tratta.
5 mesi fa
2 minuti di lettura
Assegno di invalidità aumento pensione
Foto © Pixabay

Importanti novità per quanto riguarda l’assegno ordinario di invalidità! Come canta Antonello Venditti con il brano Amici mai: “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Amori indivisibili, indissolubili, inseparabili”.

Un ritornello che sembra calzare alla perfezione anche per tutte quelle misure del passato che, dopo anni di silenzio, sembrano riprendere vita.

È quello che sta accadendo con l’assegno ordinario di invalidità, tornato recentemente al centro dell’attenzione grazie a una sentenza della Corte Costituzionale destinata a lasciare il segno. Un pronunciamento importante che riporta in vigore un diritto cancellato dalla riforma Dini del 1995 e che riguarda da vicino migliaia di lavoratori invalidi, finora esclusi da un meccanismo di tutela previsto per le categorie più fragili.

Ecco cosa sta succedendo.

Assegno di invalidità: torna il beneficio che la riforma Dini aveva cancellato

Un’importante novità arriva dalla Corte Costituzionale in tema di assegni di invalidità. Con la recente sentenza numero 94 del 2025, infatti, la Consulta ha stabilito che anche chi ha maturato i propri contributi esclusivamente a partire dal 1° gennaio 1996, dunque in regime contributivo, ha diritto all’integrazione al trattamento minimo. Una decisione che supera una limitazione introdotta quasi trent’anni fa dalla riforma Dini e che fino ad oggi escludeva da questo beneficio tutti i lavoratori più giovani o con carriere iniziate dopo quella data.

Secondo la Corte il divieto di integrare al minimo l’assegno per questi soggetti viola il principio di equità e solidarietà sociale. Soprattutto considerando che si tratta di una prestazione destinata a lavoratori con capacità lavorativa fortemente ridotta. Di fatto la Corte ha riconosciuto che questa esclusione creava una disparità non più giustificabile.

Soprattutto perché l’integrazione è finanziata dallo Stato, attraverso la fiscalità generale e non incide direttamente sul sistema previdenziale.

L’integrazione al minimo spetta anche ai contributivi puri

D’ora in poi, pertanto, tutti i titolari di assegno ordinario di invalidità, indipendentemente dal periodo in cui hanno iniziato a versare i contributi, potranno accedere all’integrazione al minimo, attualmente pari a 603,40 euro mensili. Tuttavia la decisione non avrà effetto retroattivo. Come si evince dal testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, infatti:

“L’INPS ha depositato in udienza un prospetto dal quale risulta che una decisione di accoglimento provvista, come d’ordinario, di effetti ex tunc sarebbe suscettibile di determinare, per l’anno in corso, un ingente e improvviso aggravio a carico della finanza pubblica, in gran parte connesso al recupero degli arretrati che potrebbero essere reclamati dai percettori degli assegni ordinari d’invalidità liquidati esclusivamente con il sistema contributivo”. […] Questa Corte, tuttavia, reputa necessario seguire il solco tracciato dalla pronuncia da ultimo citata e così, «nella prospettiva, appunto, del “contemperamento dei valori costituzionali” – che viene qui in rilievo non già nel contesto dello scrutinio di costituzionalità della norma denunciata ed al fine dell’esito dello stesso, bensì nella fase successiva relativa alla delimitazione diacronica degli effetti della decisione – […] ritiene, in questo caso, di graduare gli effetti temporali del decisum, facendoli decorrere (solo) dal giorno successivo a quello di pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale»”.

In virtù di quanto disposto dalla legge Dini, questa integrazione spettava solo a chi aveva versato contributi prima del 1996.

Cioè a chi rientrava nel sistema retributivo o misto. Gli altri, cioè i cosiddetti contributivi puri, ne erano esclusi. Con la nuova sentenza questa barriera viene rimossa e l’integrazione torna a essere considerata per ciò che è. Ovvero una misura a carattere sociale, pensata per garantire a tutti i lavoratori invalidi un livello minimo di sussistenza.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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