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Oggi: 05 Dic, 2025

L’ansia da prestazione del cancelliere Merz, già in crisi di consenso

Il cancelliere Friedrich Merz è già in crisi di consenso e la Germania inizia a trattare da sola sui dazi per sfuggire alla recessione.
4 mesi fa
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Friedrich Merz è già in crisi di consenso
Friedrich Merz è già in crisi di consenso © Licenza Creative Commons

E’ cancelliere da pochi mesi, anche se Friedrich Merz già ne ha viste abbastanza. I dati macroeconomici non migliorano. Il Pil tedesco è scivolato dello 0,1% nel secondo trimestre dopo due trimestri consecutivi di crescita. E così la Germania rischia di tornare in crisi dopo esserlo stato nei due anni precedenti. L’indice manifatturiero, pur in ripresa, resta in contrazione. Gli stessi servizi sono tornati appena sopra i 50 punti, che segnano la soglia di demarcazione tra contrazione ed espansione. La stessa produzione industriale non decolla.

Crisi Germania, tradisce l’export

Nei primi cinque mesi dell’anno la bilancia commerciale tedesca ha segnato un surplus di 88,8 miliardi di euro, in calo dai 112,3 miliardi dello stesso periodo del 2024. Grosso modo, le esportazioni stanno contribuendo al Pil per circa mezzo punto percentuale in meno. Se il dato fosse confermato nel resto dell’anno, avremmo un dato di oltre l’1% inferiore. In leggero calo il saldo attivo con gli Stati Uniti da 35,5 miliardi ai 34,5 miliardi di dollari. Nel complesso le esportazioni tedesche restano stabili a 655 miliardi (+0,2%), mentre s’impennano le importazioni.

Fintantoché la domanda interna non riuscirà a supplire il minore apporto della domanda estera, la crisi in Germania non svanirà. E non è un caso che Merz abbia inviato il suo vice Lars Klingbeil a Washington per trattare direttamente con il segretario al Tesoro, Scott Bessent, sui dazi. Berlino sta bypassando l’Unione Europea anche al costo di delegittimare la Commissione, pur di spuntare condizioni migliori sulle proprie esportazioni. E la Casa Bianca potrebbe accontentarla per sminuire il ruolo di Bruxelles e picconare così le istituzioni comunitarie.

Consenso basso per governo Merz

Merz sa di non avere troppo tempo per mostrare ai tedeschi qualche risultato apprezzabile. L’ultimo sondaggio INSA conferma l’impopolarità del suo governo: CDU/CSU al 27% (28,6% alle elezioni di febbraio), SPD al 15% (16,4%), mentre avanza l’AfD al 25% (dal 20,5%) e la Linke al 10% (8,8%). Anche i Verdi all’11% restano in calo dall’11,61%. Questi numeri suggeriscono per Merz l’assenza di un solido sostegno tra i cittadini. Il suo governo nacque a marzo su un baratto criticatissimo a destra con la sinistra socialdemocratica, avente ad oggetto l’aumento del debito federale.

Forte aumento del debito

Per cercare di risolvere la crisi strutturale dell’economia in Germania, il deficit sarà alzato sopra il 4% fino al 2032. In dieci anni ci saranno 1.000 miliardi di spesa senza coperture per finanziare il riarmo tedesco e gli investimenti in infrastrutture. A seguito di questo cambio di policy, i Bund sui mercati stanno perdendo la lucentezza dei decenni passati. Il fattore tempo sarà cruciale per il cancelliere. Se i debiti aumenteranno senza che il Pil ne beneficerà nell’immediato, le critiche a questa impostazione esploderanno tra l’opinione pubblica e gli stessi partiti al Bundestag. Rilanciare le esportazioni in un contesto di guerra dei dazi e persino valutaria, appare complicato. Stimolare la domanda interna senza un preciso piano rischia solo di deteriorare i conti pubblici.

Due sembrano su questo versante le principali criticità del governo. Il riarmo non stimola granché il Pil, perché avrebbe un basso moltiplicatore. In pratica, se spendi 1 euro in carri armati, difficile che l’economia tedesca crescerà di molto oltre 1 euro. A maggior ragione se parte di questi stanziamenti avverranno importando dagli Stati Uniti. E questo è l’impegno che l’UE si è presa con l’amministrazione Trump. E la burocrazia impedisce che gli investimenti vengano realizzati nei tempi necessari. Problematica che noi italiani conosciamo perfettamente.

Crisi in Germania provoca instabilità politica

La crisi in Germania sta portando a una forte instabilità politica, mascherata in questi mesi dalla nascita del nuovo governo solo apparentemente più stabile del precedente. Se i partiti che lo sorreggono non risaliranno nei consensi e, al contrario, continueranno a sprofondare, sarà la fine. I nodi stanno venendo al pettine dopo decenni di immobilismo. L’economista Martin Werding loda il ministro del Lavoro, Katharina Reiche (CDU), per la sua proposta di ritardare l’età pensionabile. Ad oggi è fissata a 67 anni per uomini e donne, ma per l’esperto dovrebbe salire di 6 mesi ogni decennio fino ai 69 anni al 2070. E propone anche di aumentare dal 3,6% fino 5-7% la penalizzazione per chi va in pensione prima. Le riforme, richieste dai tedeschi al Sud Europa negli anni della crisi dei debiti, sono un ritornello tornato indietro come un boomerang.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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