Perché abbassare il quorum ai referendum è cosa cattiva e ingiusta

Mancato il quorum anche ai referendum di domenica e lunedì, la politica s'interroga sulla necessità di abbassarlo.
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1 settimana fa
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Quorum da abbassare ai referendum?
Quorum da abbassare ai referendum? © Licenza Creative Commons

E anche il referendum sui 5 quesiti relativi a lavoro e cittadinanza non è valido. L’affluenza si è fermata al 30,6%, lontanissima dal 50% più un voto necessario per convalidare la consultazione. Le speranze che il quorum potesse essere centrato erano infime. Non accade sin dal 2011, quando si votò su acqua pubblica e ritorno al nucleare. E quella fu l’unica eccezione positiva degli ultimi 30 anni. Già prima che iniziasse la campagna referendaria, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, aveva proposto di abbassare il quorum al 40%. Un’ipotesi su cui ragionano maggioranza e opposizioni. Queste ultime non riescono ancora ad elaborare il lutto e invocano con fare disperato una qualche riforma che eviti in futuro che possa ripetersi la delusione che stanno provando in questi giorni.

Quorum all’art.75 Costituzione

Facciamo un passo indietro: perché la Costituzione all’art.75 prevede il quorum? La Carta autorizza la celebrazione solo dei referendum abrogativi per le leggi ordinarie dello stato. La funzione legislativa spetta al Parlamento. Se un gruppo di cittadini ritiene che una legge vada abrogata, ha il diritto di raccogliere le firme per sentire cosa ne pensino gli altri. Tuttavia, dovranno anche essere capaci di convincerli a votare. Se così non fosse, significherebbe che la loro sensazione di ingiustizia riguardo a una legge non fosse granché condivisa.

Affluenza termometro di interesse dei quesiti

In pratica, il quorum serve per evitare in partenza che vengano proposti quesiti di scarso interesse per l’opinione pubblica. Se la maggioranza assoluta degli aventi diritto non si reca ai seggi, evidentemente non si sente spinto a cancellare una legge approvata dalle Camere.

Ricordiamo che viviamo in una democrazia rappresentativa, in cui ad ogni elezione politica spediamo in Parlamento i nostri deputati e senatori per legiferare per conto nostro.

In Italia ci sono stati 77 referendum dal 1948 ad oggi. Siamo i secondi in Europa dopo la Svizzera. A titolo di confronto, in Germania se ne sono celebrati appena 3. Perché il quorum dal 1995 in avanti non si è più raggiunto? Storia complicata. Diciamo che i maestri dei referendum furono per decenni i radicali di Marco Pannella. A loro si devono i quesiti su aborto e divorzio negli anni Settanta e che trasformarono definitivamente la cultura di massa italiana. La partecipazione avvenne con percentuali bulgare. Quei referendum attirarono proprio tutti ai seggi. Nel 1986 si tenne anche quello sul nucleare. E anche in quel caso l’Italia si mobilitò.

Qualità dei referendum sempre più bassa

Poi arrivarono gli anni Novanta e gli abusi sullo strumento. Pensate che nel solo 1995 i radicali chiamarono gli italiani ad esprimersi su 12 quesiti in una volta. I temi spaziarono dalle trattenute sindacali in busta paga alla privatizzazione della RAI, passando per gli orari degli esercizi commerciali, la pubblicità in tv e le concessioni televisive nazionali. La qualità dei quesiti si stava palesemente deteriorando. Gli italiani venivano sempre più frequentemente chiamati ad esprimersi su tematiche molto tecniche, che giustamente non attiravano ai seggi.

Di lì in avanti, il quorum non sarebbe stato più raggiunto, tranne nel 2011 come detto. Abbassarlo o finanche eliminarlo incentiverebbe i partiti a sottoporre agli elettori quesiti sempre più faziosi e di scarso interesse generale, con l’obiettivo di spostare il dibattito politico dal Parlamento ai seggi. Ogni anno finiremmo per votare contro qualcosa approvato da questo o quel governo. La qualità sia dei quesiti che della stessa democrazia sprofonderebbe ulteriormente. Il quorum ha un senso e andrebbe preservato. Semmai, oggi con la possibilità di raccogliere le firme online si dovrebbe alzare il numero necessario per presentare un quesito dalle attuali 500.000.

Quorum necessario

E’ vero, c’è una buona fetta di italiani che non vota a prescindere. L’astensionismo è ormai strutturalmente elevato ad ogni elezione politica. Nel 2022 si recò alle urne solo il 64% degli aventi diritto. Ma anche questo dato è un segnale di disagio per l’offerta politica. I partiti devono interrogarsi su come riportare i cittadini a votare, non come dribblare la loro sfiducia. Dobbiamo alzare la qualità dell’offerta, non abbassare la quantità di chi la ritiene accettabile. Lunga vita al quorum e abbasso il suo abbassamento!

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

1 Comment

  1. Concordo pienamente con questa analisi. I referendum dovrebbero essere fatti solo per questioni importanti se c’è il sospetto che il popolo non è in linea con il Parlamento. Altrimenti diventa solo un esercizio di dimostrazione del peso politico di chi li promuove.

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