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Oggi: 17 Dic, 2025

Perché lo spread potrebbe scendere ancora anche senza miracoli

Lo spread tra BTp e Bund si è stabilizzato sotto i 70 punti base e potrebbe restringersi ancora nel 2026, anche in assenza di miracoli.
3 ore fa
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Spread BTp Bund sotto 70 punti base
Spread BTp Bund sotto 70 punti base © Licenza Creative Commons

Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è diventato finalmente “noioso”, nel senso che non fa più notizia da tempo. Anzi, se ne celebra sui media la normalizzazione dopo essere stato per molti anni l’eccezione negativa nel panorama europeo. Ieri, il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e tedeschi decennali è sceso a 66 punti base o 0,66%. E’ stato aggiornato il minimo dagli inizi del 2009. Non meno importante il fatto che i nostri bond non siano più i più generosi dell’Eurozona, essendo stati superati dai francesi.

Spread BTp Bund giù con possibile pace tra Russia e Ucraina

A spingere ulteriormente in basso lo spread italiano sembrerebbe avere contribuito l’allentamento della tensione geopolitica internazionale. A Berlino è stata raggiunta un’intesa di massima con l’Ucraina di Volodymyr Zelensky, pur non su tutto il piano di pace proposto dagli Stati Uniti. E il Brent è sceso ieri sotto i 60 dollari al barile per la prima volta in quasi 5 anni. Anche il gas europeo scambiava ai minimi da aprile 2024. E poiché il caro energia fu con lo scoppio della guerra la miccia che fece esplodere l’inflazione e i tassi di interesse in Europa, i mercati stanno ri-prezzando i bond.

Un’energia finalmente meno cara implica possibilmente tassi d’inflazione anch’essi in calo. Ed ecco che i rendimenti potrebbero tornare a scendere lungo la curva delle scadenze. Quelli brevi per scontare tassi di interesse bassi, quelli a lungo per riflettere una minore inflazione. Una tendenza che non può che fare bene a stati fortemente indebitati come l’Italia, il cui debito appare più sostenibile e per questo meno rischioso quando i tassi sono bassi o attesi in ulteriore calo.

Rischio sovrano ai minimi da decenni

In pratica, il restringimento dello spread tra BTp e Bund sta avvenendo per la riduzione del rischio sovrano percepito. I CDS a 5 anni costavano l’altro ieri appena 28,64 punti contro i 30,98 della Francia. Sono i titoli che assicurano contro il default dell’emittente per un periodo quinquennale. Da inizio anno il loro costo per il Bel Paese si è dimezzato a livelli che non si vedevano da decenni. Il trend potrebbe consolidarsi nel corso del prossimo anno, qualora la pace tra Russia e Ucraina diventasse realtà. A differenza del recente passato, poi, le banche italiane mostrano una solidità persino superiore alla media europea. E questo dato può tradursi in maggiori acquisti futuri di titoli di stato, sempre che non si accendano i fari della vigilanza a Francoforte.

Non è detto che la Banca Centrale Europea riprenda il tema del taglio ai tassi di interesse. Ad oggi, sembrerebbe un capitolo chiuso. Tuttavia, potrebbe perlomeno optare per tenere i tassi fermi per un periodo più lungo del previsto. E se nel frattempo le aspettative d’inflazione scemassero per il medio-lungo periodo in Europa, il premio preteso dagli obbligazionisti per le scadenze più longeve si comprimerebbe e, in particolare, per gli stati fiscalmente più esposti come Italia e Francia.

Rischi in agguato possono invertire la tendenza

Restano in agguato svariati rischi a poter invertire la tendenza. Oltre alle probabilità non così basse che la tensione tra Mosca e Kiev non si plachi, c’è la scarsa solidità dei conti pubblici nel continente a minacciare la stabilità dei prezzi. I debiti crescono un po’ ovunque, persino in Germania. E a Berlino come a Parigi i governi non appaiono saldi. I cugini d’Oltralpe stanno a fatica riuscendo ad approvare il bilancio per l’anno prossimo, ma nuove elezioni legislative nel 2026 sembrano probabili. Unitamente alle preoccupazioni per la già attesa bassa crescita del Pil italiano, lo spread tra BTp e Bund può anche ri-allargarsi un po’ se qualcosa andasse storto. Non è più il termometro dell’emergenza, ma la spia di possibili errori politici ed economici.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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