La notizia fa il giro dei media da giorni: Tether ha avanzato ad Exor un’offerta da 1,1 miliardi di euro per rilevare il 65,4% della Juventus. La holding della famiglia Elkann/Agnelli ha risposto picche. Ieri, tuttavia, il titolo in borsa è schizzato di un massimo del 14,6% e la capitalizzazione si è portata a ridosso della valutazione a premio effettuata dal secondo socio più forte con l’11,50%. Per l’Italia può trattarsi di una svolta. Un gruppo di imprenditori attivo nel settore delle criptovalute vuole appropriarsi di un asset storico e riconoscibile per dare stabilità, visibilità e legittimazione a una ricchezza nata interamente dalle “stablecoin”.
Tether con Juventus cerca legittimazione?
Tether ha fatto ingresso nel capitale di Juventus nel febbraio di quest’anno. Il suo CEO è Paolo Ardoino, accreditato di una ricchezza stimata in 9,5 miliardi di euro. Se la passa molto bene il co-fondatore e socio Giancarlo Devasini con 22 miliardi. Cifre non certissime, anche perché la società di cui posseggono partecipazioni non è quotata in borsa. Il valore di mercato delle stablecoin emesse si attestava ieri ad oltre 186 miliardi di dollari. Si definiscono così, perché sono ancorate al valore di safe asset come il dollaro e i titoli del debito USA secondo un rapporto di 1:1.
Il respingimento dell’offerta da parte di Exor è stato interpretato da qualcuno come una diffidenza malcelata verso il mondo delle crypto da parte di una storica famiglia del capitalismo tradizionale italiano. Ma è più probabile che sia il prezzo il vero terreno di confronto tra le parti. La holding ha impiegato pro-quota quasi 590 milioni nelle tre ricapitalizzazioni varate dal 2019 per complessivi 900 milioni. Juventus possiede anche una stadio di proprietà, quasi un’eccezione nel panorama calcistico italiano.
E John Elkann non ci starebbe ad una valutazione in linea con quella del Milan, che ancora deve costruirsi un impianto proprio.
Il mercato ci crede, boom in borsa
Il boom azionario della Juventus di ieri ha mandato un segnale chiaro al mercato: l’offerta di Tether non si conclude con il “no” di Exor. Possibile un rilancio a breve. E fanno ben sperare le altre operazioni portate avanti in queste settimane da Elkann, tra cui la vendita del gruppo GEDI. Le trattative sono in fase avanzata con l’armatore greco Theodore Kyriakou, anche se il quotidiano La Stampa verrebbe ceduto a parte. Il presidente di Stellantis ha pubblicato un video in cui ha definito la società bianconera “parte della famiglia” da generazioni, facendo intendere di non essere disposto a liberarsene. Almeno, non facilmente.
L’offerta di Tether per Juventus può aprire un ciclo positivo per l’Italia. La ricchezza creata dalla finanza alternativa troverebbe da noi un mercato ricettivo a beneficio di asset storici. D’altra parte, si tratterebbe di un’operazione dal forte valore simbolico più che economico in sé. Una delle società per azioni italiane più conosciute nel mondo diverrebbe di proprietà di un re delle criptovalute. Il calcio è sempre stato in Italia (e non solo) un mezzo per segnalare agli ambienti che contano di essere arrivati.
Lo fu il Milan per Silvio Berlusconi, l’Inter per Massimo Moratti, la Roma per Franco Sensi, la Lazio per Sergio Cragnotti prima e Claudio Lotito oggi o il Napoli per Corrado Ferlaino ai tempi di Maradona e per Aurelio De Laurentiis negli ultimi decenni.
Capitale industriale spiazzato dalle crypto
Non sappiamo se l’operazione avrà seguito. Siamo all’incontro tra due mondi che fino ad ora si sono compresi poco. Il capitale industriale tradizionale, abituato a tempi di accumulo mediamente lunghi e pazientare anche dinnanzi a bilanci deludenti. E poi c’è il capitale che si fa largo grazie a un nuovo asset, che cresce alla velocità della luce, pur apparendo meno stabile e solido. Tether con la Juventus vuole trasformare il suo immenso capitale in asset tangibili. Un’operazione probabilmente anche di marketing per comunicare al pubblico non solo dei tifosi che dai token digitali è possibile comprare intere società con storia e persone in carne e ossa, impianti e marchi di successo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it