Ultime limature alla legge di Bilancio per il 2026. Le correzioni da apportare sono state un po’ tutte individuate dai partiti della maggioranza di centro-destra e una riguarderà certamente l’imposta sui dividendi infra-gruppo. L’aliquota passa dall’1,20% al 24% per le partecipazioni sotto il 10%. Una batosta che si sostanzia in una doppia imposizione per gli utili trasferiti tra società dello stesso gruppo. L’ipotesi sarebbe di escludere le società con capitalizzazione sotto 1 miliardo di euro e le partecipazioni di lungo periodo. Poiché il governo aveva calcolato in 1 miliardo il maggiore gettito entro i prossimi anni, servirà coprire l’ammanco con qualche entrata altrove.
Ed ecco spuntare la Tobin Tax.
Tobin Tax contro trading azionario
L’imposta sulle transazioni finanziarie fu introdotta dal governo Monti a partire dal 2013. La sua formulazione è assai complessa, per cui ci limitiamo ai dati salienti. Chi acquista azioni o altri strumenti partecipativi d’impresa, dovrà pagare al fisco lo 0,1% del valore. L’aliquota raddoppia allo 0,2% per gli acquisti fuori dai mercati regolamentati. Importi a parte sono previsti per i contratti derivati con sottostante azioni. Colpito particolarmente il trading ad alta frequenza, cioè le operazioni di compravendita che avvengono attraverso l’uso di strumenti elettronici e che si prestano benissimo per attività di pura speculazione.
Sono esclusi dalla Tobin Tax le società con capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro o che abbiano sede all’estero, nonché le operazioni infraday. La finalità dell’imposta sarebbe ufficialmente di contrastare il trading speculativo. Vedrete tra poco che così non è. Ovunque, poi, è stata un grosso fallimento. Il trading si sposta altrove e alla fine a rimetterci è il sistema Paese.
Una martellata bella e buona sui propri attributi per compiacere quella parte di opinione pubblica che non sa neppure cosa sia la finanza.
Flop di entrate e risultati
Dicevamo, la Tobin Tax è stata ovunque un fallimento. Anche in Italia. Il governo Monti stimò le relative entrate in 1 miliardo, mentre il bilancio dello stato registrò incassi per 400 milioni. E ora il governo punta ad aumentare l’aliquota dallo 0,1% allo 0,3% nel 2027, allo 0,35% nel 2028 e allo 0,40% nel 2029. Questo contiene un emendamento al Senato di Fratelli d’Italia. Obiettivo: 250-300 milioni già tra due anni e a salire +1 miliardo nel 2029. Aspetta e spera!
Quando scatta il presupposto d’imposta
Perché, come anticipavamo, la Tobin Tax non contrasta la speculazione (qualsiasi cosa voglia dire per un politico) neanche in fase operativa, oltre che sul piano dei risultati? Essa funziona così: l’imposta scatta quando al termine della giornata si registra un saldo netto nei titoli rispetto all’inizio della giornata stessa. Esempio: acquisto in borsa 1.000 azioni della società Italia spa ad un prezzo di 10 euro ciascuna. Se a fine giornata mantengo questi titoli in portafoglio, dovrò versare al fisco lo 0,1% dei 10.000 euro spesi, ossia 10 euro.
Supponiamo, invece, di acquistare queste stesse 1.000 azioni per 10 euro ciascuna e di rivenderle entro la giornata tutte a 12 euro. Poiché il saldo netto delle azioni è zero (1.000 acquistate – 1.000 vendute), non verso nulla al fisco.
La Tobin Tax non scatta, sebbene io abbia effettuato un’operazione decisamente speculativa. Nel primo caso, invece, ho acquistato magari con l’intento di tenere i titoli in portafoglio anche a lungo e mi ritrovo a pagare. Un nonsenso figlio anche dell’ignoranza di chi scrive le leggi.
Facciamo presente che sui redditi di natura finanziaria, come nel caso dei 2.000 euro di plusvalenza realizzata nel secondo esempio, si paga già un’imposta del 26%. Scende al 12,50% per i titoli di stato. Chi investe, contribuisce già alle casse dello stato per un valore che quest’anno potrà sfiorare i 20 miliardi. La Tobin Tax per fare cassa rischia di ridurre il gettito complessivo, disincentivando gli acquisti azionari e mettendo in fuga il trading verso l’estero. Per non parlare dei danni a carico dell’indotto, tra cui il settore informatico.
Tobin Tax letale per Piazza Affari
E, soprattutto, un governo di destra che quadruplica la Tobin Tax non si può sentire. Sarebbe stato molto più logico attendersi una sua eliminazione, dati anche gli scarsissimi risultati. Piazza Affari è una borsa marginale nella stessa Europa, per quanto gli indici siano in forte rialzo in questi anni. Lo stesso governo sta riformando il Testo Unico per la Finanza con l’intento di agevolare le quotazioni in borsa delle società di medio-piccole dimensioni. Qual è il senso di colpire chi investe? Per pochi spiccioli, che non entreranno mai e poi mai nelle casse dello stato, si piccona ulteriormente il nostro striminzito sistema finanziario. Tutto il contrario di quello che servirebbe per potenziarlo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


