Abbiamo imparato a considerare le azioni MicroStrategy un investimento proxy per Bitcoin, ma d’ora in avanti potrebbe non essere più così. La società produttrice di software di business intelligence e mobile subì una mutazione genetica nell’estate del 2020. Eravamo in pieno agosto e il fondatore e CEO, Michael Saylor, annunciava che il nuovo business aziendale sarebbero diventate le “criptovalute”. La società si sarebbe trasformata in una sorta di tesoreria di Bitcoin, avendone da allora acquistati ben 650.000 e diventandone la prima detentrice al mondo.
Azioni a sconto sui Bitcoin
L’euforia attorno a MicroStrategy negli anni è stata tale da avere mandato le azioni in orbita: +1.160% dall’annuncio di oltre cinque anni fa, ma il boom era arrivato ad oltre il 3.060%.
Questo perché dai massimi di luglio il titolo in borsa ha perso il 60%, qualcosa come poco meno di 80 miliardi di dollari di capitalizzazione. L’aspetto più rilevante è forse un altro: le azioni non trattano più a premio sul portafoglio dei Bitcoin posseduti.
Fino a pochi mesi fa, la capitalizzazione di MicroStrategy risultava fino al 50% più alta degli asset a bilancio. In queste ore, risulta inferiore. Dopo la risalita di ieri e oggi a quasi 93.000 dollari, i 650.000 Bitcoin acquistato valgono all’incirca 60,3 miliardi. Ieri, però, la chiusura a Wall Street valutava la società a 52,1 miliardi. Anche includendo i debiti per 8,2 miliardi e la liquidità in cassa per 1,44 miliardi, troviamo che resti al di sotto del valore di mercato dei Bitcoin.
Cambio di linea inaspettato
A cosa si deve questo cambio di passo? Nei giorni scorsi, il CEO, Phong Le, ha reso noto che MicroStrategy in futuro potrebbe rivendere le criptovalute in tutto o in parte.
Si tratta di una rivoluzione “ideologica” rispetto all’impegno prima di allora esternato da Saylor di detenere i Bitcoin per sempre e di non rivenderli in alcuna condizione. Il tracollo di queste settimane per il mercato crypto potrebbe avere indotto la società a cambiare atteggiamento per non urtare ulteriormente gli azionisti, già colpiti dal tonfo del titolo. Tuttavia, questo cambio di linea può procrastinarlo, in quanto le azioni MicroStrategy rischiano di non essere più percepite proxy per Bitcoin.
Liquidità a breve sufficiente per MicroStrategy
La sola possibilità teorica che MicroStrategy si metta a rivendere Bitcoin ne ha affossato le quotazioni nei giorni scorsi. Parliamo di un investitore che da solo possiede quasi un trentesimo di tutti i token digitali emessi sin dal lontano gennaio 2009 ad oggi. Se Saylor e Le si trovassero costretti ad intaccare le riserve, l’impatto sul mercato sarebbe notevole. Per il momento non sembra una prospettiva vicina. La liquidità disponibile coprirebbe il fabbisogno necessario per distribuire i dividendi agli azionisti per almeno un anno, di cui 700 milioni promessi per le azioni privilegiate emesse nel tempo. In ogni caso, la fine di quella che era sembrata una certezza.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

