Nuovi minimi storici per la lira turca, che ieri è salita ad un tasso di cambio contro il dollaro fino ad oltre 42,50. La perdita su base annua supera il 18%. Prenderemo spunto dalla brutta fine che ha fatto negli anni questa valuta emergente per evidenziare l’importanza dei “beni rifugio” in una strategia tesa a proteggere i risparmi nel medio-lungo periodo.
Beni rifugio per tutelare risparmi
Per prima cosa, dobbiamo chiarire proprio il concetto di beni rifugio o “safe asset” nella terminologia anglosassone. Intesi anche con il sinonimo di “porti sicuri”, trattasi di quei beni fisici o di natura finanziaria che storicamente hanno dimostrato di tutelare il valore del denaro in essi investito da crisi come svalutazioni e inflazione.
I beni rifugio per antonomasia sono i metalli preziosi come l’oro, ma anche il dollaro americano e altre valute forti come il franco svizzero. Assolvono questa funzione anche le azioni in borsa, specie se negoziate su grossi mercati come Wall Street, seppure non sempre. Torniamo alla lira turca per darvi dimostrazione di quanto affermato. Essa scambiava a 1,35 contro il dollaro esattamente venti anni fa. Significa che in questi due decenni ha perso il 97% del suo valore sul mercato forex.
Boom dei prezzi al consumo in Turchia
In effetti, i prezzi al consumo in Turchia sono aumentati del 2.800%. In pratica, si sono moltiplicati per 29 volte, pari a una crescita media annuale superiore al 18%. Ciò che acquistavi per 1.000 lire nell’autunno del 2005, adesso lo compreresti per 29.000 lire. Un esempio? Un litro di latte intero costava meno di 1,60 lire venti anni fa, mentre oggi sfiora in media le 41 lire.
Una pagnotta di pane da 200 grammi costava 34 kurus (0,34 lire) e oggi quasi 13 lire. E così via.

Conversione in valute forti
Un cittadino turco nel 2005 poteva convertire 1.000 lire in 743 dollari, mentre oggi lo scambio gli varrebbe appena 23,53 dollari. Ecco il concetto di beni rifugio. Immaginate che abbia scambiato al tempo lire contro dollari e che abbia tenuto questi ultimi anche sotto il materasso, se non su un conto in banca fruttifero. Se oggi scambiasse quei 743 dollari, gli darebbero 31.578 lire. E sono più delle 29.000 lire che gli servirebbero per riottenere lo stesso potere di acquisto di venti anni fa. In pratica, la conversione in dollari gli avrebbe garantito la tutela dei suoi risparmi.

Se avesse optato al tempo per il franco svizzero, quando il tasso di cambio era di appena di 1,0371, avrebbe ottenuto con le 1.000 lire più di 964 franchi. E oggi, con un cambio salito a 52,77, gli varrebbero 50.883 lire: 1,75 volte la quantità minima necessaria per tutelarsi dall’inflazione. Rendimento reale medio annuo del 2,85%.
Ancora meglio con oro e azioni tech
Gli sarebbe andata ancora meglio se avesse puntato su un altro dei beni rifugio tradizionali. Con 1.000 lire, alla fine di novembre del 2005 avrebbe potuto acquistare un lingotto d’oro di circa 46,60 grammi. Questo oggi potrebbe essere rivenduto per 6.255 dollari, che al cambio attuale farebbero 265.835 lire. In questo caso, saremmo molto oltre le 29.000 che gli sarebbero bastati per tutelarsi dall’inflazione.
Il suo capitale si sarebbe moltiplicato in termini reali di 9,17 volte, pari a un rendimento dell’11,7% all’anno (sempre reale).

Abbiamo parlato di titoli azionari, avendo avvertito che non sempre fungano da beni rifugio. Se quelle 1.000 lire turche al tempo fossero state investite in azioni Apple al prezzo di 2,50 dollari cadauna, il nostro risparmiatore avrebbe avuto in tasca in tutti questi anni quasi 300 azioni. Rivendute ai quasi 278 dollari della chiusura di questa settimana, avrebbe intascato 82.574 dollari. Trascurando la tassazione, per semplificare il ragionamento, disporrebbe al cambio attuale di oltre 3,5 milioni di lire: 121 volte in più del capitale iniziale, al netto dell’inflazione.

Investendo alla Borsa di Istanbul, cioè sul mercato azionario domestico, il capitale sarebbe salito in questo ventennio quasi perfettamente in linea con l’inflazione. La salvaguardia dei risparmi sarebbe stata insufficiente per via dell’imposizione fiscale che grava sui guadagni nominali e non reali. A conferma di quanto dicevamo sopra.
Beni rifugio, boom del capitale con Bitcoin
Avete capito come funzionano i beni rifugio e perché, specie in alcune aree del mondo, si trovano sempre nei portafogli di imprese e famiglie? E noi vogliamo completare questa breve analisi con i Bitcoin. Non sono (ancora) un vero “safe asset”, anche se cresce la platea di coloro che ci credono. I primi scambi sulle piattaforme exchange risalgono a meno di dieci anni fa, cioè alla primavera del 2016. Un Bitcoin si acquistava allora per circa 450 dollari. Supponendo che il nostro risparmiatore turco nel 2005 avesse scambiato le sue 1.000 lire in dollari e avesse investito i 743 dollari ottenuti solo nel 2016 per acquistare la “criptovaluta”, ci avrebbe potuto comprare circa 1,64 Bitcoin. Oggi, varrebbero sui 151.000 dollari, cioè circa 6,419 milioni di lire. Il suo investimento si sarebbe moltiplicato per 6.419 volte e, in termini reali, di oltre 221 volte.

L’unica opzione certamente non valida sarebbe stata di tenere le lire nel cassetto. Oggi, varrebbero quanto 34,50 lire di allora. Il risparmiatore avrebbe mandato in fumo quasi l’intero capitale a causa dell’inflazione.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
