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Franco svizzero da record, lavoratori transfrontalieri in festa e rendimenti ai minimi da inizi 2022

Il franco svizzero segna un nuovo record storico con l'euro e a trarne beneficio sono i lavoratori transfrontalieri, i rendimenti cadono
2 settimane fa
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Franco svizzero da record con l'euro
Franco svizzero da record con l'euro © Licenza Creative Commons

Venerdì scorso, il franco svizzero ha segnato un nuovo record storico con l’euro a un tasso di cambio di 0,9186. Per acquistare 100 euro sono bastati 91,86 franchi. Viceversa, per acquistare 100 franchi ci sono voluti fino a quasi 109 euro. Mai così tanti. A dire il vero, i più pignoli rileveranno che il 15 gennaio 2015 l’euro avesse toccato livelli ancora più infimi con l’abbandono del cambio minimo da parte della Banca Nazionale Svizzera (BNS). Si trattò allora, però, di un tracollo istantaneo contro un trend attuale ben più sostenuto. Mentre scriviamo, il cambio tra euro e franco svizzero risulta poco sopra 0,92.

Bassa inflazione, rendimenti ai minimi dal 2022

Il record del franco si deve alle cattive notizie internazionali.

La valuta elvetica è un porto sicuro contro i rischi finanziari e di natura geopolitica. Tende ad apprezzarsi in caso di crisi e di guerre. Dunque, in sé la spia di qualcosa che non va nel mondo. Ci sono ragioni anche tecniche alla base del trend. La Svizzera lotta contro il rischio deflazione. I suoi prezzi al consumo ad ottobre sono cresciuti di appena lo 0,1% annuale e diminuiti dello 0,3% mensile. Viceversa, l’inflazione nell’Eurozona era al 2,1% e negli Stati Uniti (a settembre) al 3%.

La BNS ha già azzerato i tassi di interesse e i mercati speculano che possa tagliarli a dicembre sottozero. Il ritorno ai tassi negativi è già realtà per i bond elvetici. Offrono rendimenti negativi fino alla scadenza dei tre anni e un decennale rende meno dello 0,18%. I livelli a lungo termine sono tornati ai primi mesi del 2022, prima che le banche centrali alzassero i tassi contro il carovita.

Proprio il record del franco spingerebbe l’istituto a reagire tagliando i tassi, anche se un’altra opzione consisterebbe nell’intervenire sul mercato forex acquistando valute estere.

Taglio dei tassi problematico

Tuttavia, questa seconda misura così diretta sarebbe sgradita all’amministrazione Trump, che sin dal suo primo mandato taccia la Svizzera di manipolare il cambio. Proprio in queste settimane la confederazione sta trattando con la Casa Bianca la riduzione dei dazi dal 39% al 15%. Obiettivo apparentemente alla portata, ma che presuppone l’assenza di gesti che possano indispettire Washington. Lo stesso taglio dei tassi sarebbe in sé rischioso, venendo visto dal governo americano come una misura per indebolire il cambio.

Se c’è una categoria a trarre beneficio dal record del franco, è quella dei lavoratori transfrontalieri. Migliaia di italiani, francesi e tedeschi che ogni giorno attraversano il confine per lavorare in Svizzera. Ricevono lo stipendio in franchi e lo spendono in patria, consumando ai più bassi prezzi domestici. Dai massimi di 1,65 del 2007, il cambio del franco contro l’euro si è apprezzato dell’80%. Anche senza eventuali aumenti di stipendio, quindi, i transfrontalieri hanno visto salire le loro retribuzioni post-conversione. Una busta paga di 4.000 franchi vale oggi circa 4.350 euro contro i 2.425 euro nell’estate del 2007.

Franco da record anche in termini reali

Un altro vantaggio indiretto del franco da record è che i prezzi al consumo in Italia appaiono più bassi per le famiglie svizzere.

Molte di loro che vivono al confine, possono approfittarne per venire a fare la spesa sul nostro territorio. Diverse piccole economie locali ne risultano vivacizzate. La bassa inflazione elvetica non è questione recente. Solo negli ultimi cinque anni è stata del 12,9% più bassa che in Italia. Nello stesso periodo, il franco si è rafforzato di oltre il 17% con l’euro. Anche in termini reali, quindi, vale di più di un lustro fa.

giuseppe.timpone@investireoggi.it

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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