Nella giornata di ieri si sono svolte le elezioni in Cile, sia per eleggere il nuovo capo dello stato che per rinnovare l’intera Camera (155 seggi) e metà del Senato (25 seggi). Nessuno dei candidati per le presidenziali ha conquistato maggioranza assoluta dei voti validi, per cui ci sarà un secondo turno in programma domenica 14 dicembre. Al primo turno ha vinto la candidata governativa Jeanette Jara ed esponente del Partito Comunista con il 26,8%. Se la vedrà al ballottaggio con il conservatore Antonio Kast, che ha preso il 23,9%. Questi era stato sconfitto al ballottaggio contro Gabriel Boric nel 2021, ma adesso parte molto favorito.
America Latina sempre più a destra
Infatti, su Kast convergeranno tra meno di un mese i voti di tutti gli altri candidati di centro-destra e destra. Tra questi c’è l’economista Franco Parisi, che ha avuto ieri il suo exploit con il 19,6%. Anche Johannes Kaiser con il 13,9% lo appoggerà. Al contrario, Jara non potrà godere del sostegno praticamente di alcun candidato di sinistra significativo. Se i pronostici saranno confermati, le elezioni decreteranno un ritorno a destra del Cile dopo cinque anni. Ricordiamo che il presidente in carica qui non può ricandidarsi dopo già un solo mandato.
Come già in Bolivia e Argentina e probabilmente presto anche in Colombia e Perù, l’onda blu sta montando in America Latina. La sinistra vive tempi grami da queste parti, come del resto anche in quello che chiamiamo Occidente. Boric aveva vinto le presidenziali nel 2021 a soli 35 anni. Leader della sinistra giovanile, aveva sfruttato il malcontento esploso nel Paese sudamericano poco prima del Covid.
Bastò un minimo aumento delle tariffe per la metropolitana per scatenare proteste violente tra gli studenti e che fecero numerosi morti.
Boric travolto dall’impopolarità
Tuttavia, la popolarità di Boric in Cile è andata a picco in pochi mesi dopo le elezioni. Bocciata la sua riforma costituzionale, solo di recente è riuscito a far passare quella delle pensioni. I critici sostengono che avrebbe picconato un sistema efficiente, tanto da essere noto nel mondo come modello cileno. Per la sinistra era un fatto di giustizia sociale e il modo per rimuovere una delle riforme varate sotto il regime di Augusto Pinochet (1973-1990) rimaste ancora in piedi.
Il Cile è un’economia ricca proprio per il suo orientamento liberale. La popolazione di 20 milioni di abitanti gode di un Pil pro-capite superiore ai 16.000 dollari. Da quando Boric è in carica come presidente (marzo 2022), i prezzi al consumo sono aumentati del 22,5% e il cambio contro il dollaro ha perso il 13%. Per quest’anno si stima una crescita del Pil del 2,5%. Oltre al carovita, l’insoddisfazione dei cittadini in questi anni ha riguardato la sicurezza. Kast propone frontiere chiuse rispetto all’arrivo di moltissimi immigrati, specie dal Venezuela, avvenuto sotto Boric.
Bond in rialzo dopo elezioni in Cile?
Probabile che i bond sovrani volgano al rialzo alla riapertura delle contrattazioni di oggi. Le elezioni in Cile di ieri hanno decretato uno spostamento a destra anche del Parlamento.
Alla Camera la coalizione di sinistra Unidad por Chile ha conquistato solo 61 seggi su 155, -9 rispetto al 2021. La coalizione conservatrice Change for Chile ha ottenuto 42 seggi, +18. Chile Grande y Unido ha preso 34 seggi, -15. I partiti ecologisti hanno perso a loro volta 2 seggi e sono rimasti a zero. Dunque, nel complesso esisterebbe una leggerissima maggioranza di centro-destra.
Il decennale in pesos offriva prima delle elezioni di ieri il 5,41%, mentre la stessa scadenza in euro il 3,78%. Negli ultimi anni i rating cileni sono stati declassati, anche se restano relativamente solidi: A per S&P, A- per Fitch e A2 per Moody’s. In tutti e tre i casi le prospettive sono considerate stabili. Boric dovrebbe lasciare quest’anno un debito al 42-43% del Pil contro il 38% ereditato da Sebastian Pinera.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

