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Oggi: 05 Dic, 2025

Fino a 440 euro di tasse in meno, 720 euro di bonus alle mamme e 126 euro sui contratti, ma i sindacati accusano

Bonus, tasse in meno, pensioni e tanto altro, ecco le critiche che i sindacati hanno sollevato sulla manovra in Senato.
4 settimane fa
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La manovra finanziaria del governo come sempre crea divisioni. I sindacati contestano tutto e tutti i punti inseriti nella manovra di Bilancio. Dalle pensioni alle tasse e fino ai bonus offerti. Poca roba ciò che il governo ha deciso di dare ai contribuenti, che continuano a soffrire la perdita del potere di acquisto dei salari, delle pensioni e dei redditi in genere. Tutto negativo quindi, almeno secondo le parti sociali e naturalmente per le opposizioni. Il taglio dell’IRPEF da 440 euro, il bonus mamma lavoratrice portato a 720 euro, la conferma dei 500 euro di bonus spesa e la detassazione del 5% sui rinnovi non piacciono quindi.

E nemmeno l’aumento dei requisiti per le pensioni. Ma quali sono i punti contestati durante le solite audizioni dei sindacati confederali in commissione Bilancio del Senato sulla manovra finanziaria del governo?

Fino a 440 euro di tasse in meno, 720 euro di bonus alle mamme e 126 euro sui contratti, ma i sindacati accusano

Cisl e Uil critiche ma con moderazione, mentre la Cgil pesantemente contestatrice dell’intero apparato della manovra. Finiscono così le audizioni dei sindacati sulla legge di Bilancio in Commissione a Palazzo Madama. L’aumento dei requisiti delle pensioni dal 2027 non piace. Ma a dire il vero non piace a nessuno e forse nemmeno a una parte della maggioranza che fino alla fine crediamo proverà a detonare l’aumento. Parliamo della Lega che da tempo chiedeva l’impegno a bloccare un incremento di 3 mesi dei requisiti per le pensioni che non è strettamente frutto del governo attuale ma è una regola che parte da lontano. Parte dai primi anni del 2000 quando si decise di collegare le pensioni all’aumento della vita media degli italiani con un meccanismo di adeguamento dei requisiti che a partire dalla legge Fornero fu reso biennale.

Il governo però quantomeno ha deciso di non passare subito ad un aumento di 3 mesi dal 2027. Ha deciso di aumentare prima un mese nel 2027 e poi due mesi nel 2028. Fermo restando che se mai si dovesse arrivare alla possibilità di detonare l’aumento, se ne potrebbe parlare nel 2026.

Dal taglio de”IRPEF ai bonus, tutto insufficiente

Per il ceto medio 2 punti percentuali in meno di IRPEF da versare. La riforma dell’Imposta sui redditi prosegue. Dopo il passaggio da 4 a 3 scaglioni ecco il taglio dell’aliquota del secondo scaglione. Che porta a pagare il 33% e non il 35% di IRPEF sulla parte dei redditi che va da 28.000 a 50.000 euro. Un risparmio che arriva fino a 440 euro per chi ha redditi da 50.000 euro o superiori (ma più salgono i redditi più il meccanismo delle detrazioni erode questo guadagno). Per i sindacati poca roba, recuperare al massimo un caffè al giorno.
Poco anche il bonus mamma lavoratrice per chi ha redditi sotto i 40.000 euro. Un bonus per le famiglie con due figli di cui l’ultimo sotto i 10 anni di età o con tre figli di cui l’ultimo sotto i 18 anni di età.

Agevolazione mensile da 40 euro potenziata a 60 nel 2026 che vale un premio di 720 euro a fine anno.
Servono politiche più marcate per favorire le nascite ancora troppo scarse in Italia. Insufficienti per i sindacati i 720 euro e probabilmente anche i 1.000 euro di bonus nuovi nati che il governo ha introdotto nel 2025 e valido per il biennio fino al 2026.

Le proposte dei sindacati oltre a tasse e bonus

Inevitabile che i sindacati criticassero pure le questioni inerenti i rinnovi contrattuali. Il governo ha introdotto una tassazione del 5% sui rinnovi contrattuali che porteranno aumenti salariali nel 2026 andando a ritroso anche per quelli del 2025. E vale per lavoratori con redditi dentro il primo scaglione IRPEF, cioè fino a 28.000 euro. Ma si tratta di 120 euro in più di netto dato ai lavoratori e anche su questo critiche a pioggia dei sindacati. Che di fatto contestano la misura su tutti i fronti, proponendo la cancellazione totale dell’aumento dei requisiti delle pensioni, il rinnovo di tutti i CCNL nazionali per adeguarli al costo della vita in crescita costante e l’estensione a tutti della quattordicesima mensilità.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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