Novità importante per chi andrà in pensione nel corso del 2026. I contributi versati all’INPS con la gestione obbligatoria fino al 31 dicembre 2024 saranno soggetti a una rivalutazione del 4,04%. Per chi non lo avesse capito, si tratta di una buona notizia. E’ il tasso più elevato da 20 anni a questa parte. Bisogna risalire, infatti, alla rivalutazione per i neo-pensionati del 2006 al fine di trovare un dato leggermente più alto. E in questo articolo, vi spiegheremo cosa significhi.
Montante legato al Pil
Come saprà ogni lavoratore, mese per mese o più volte all’anno è necessario versare all’INPS i contributi per la pensione.
Questi vengono idealmente accantonati in un fondo e prendono il nome di “montante contributivo“. Idealmente, perché nei fatti l’istituto di previdenza usa tali versamenti per pagare gli assegni a chi è già in pensione. Relativamente allo specifico lavoratore, li usa ai fini del calcolo dell’assegno per quando sarà lui ad andare in pensione.
Anno dopo anno, tuttavia, questi contributi l’INPS li deve rivalutare. E’ ovvio che se ho versato, per ipotesi, 1.000.000 di lire (circa 516 euro) nel lontano 1980, questa somma debba essere rivista periodicamente sulla base di un qualche criterio. Ed è così. Il montante contributivo viene rivalutato ad un tasso pari alla crescita media annuale del Pil nominale italiano nei cinque anni precedenti. Non si applica la rivalutazione per i contributi versati all’INPS sia nell’anno in cui si va in pensione che in quello precedente.
Dal montante all’assegno mensile
Dunque, chi andrà in pensione nel 2026 si vedrà rivalutato il montante dei contributi versati all’INPS fino al 31 dicembre 2024 e in base al tasso di crescita del Pil nel quinquennio 2020-2024. Ed ecco nel concreto qual è stato il calcolo effettuato. Si prende il Pil nominale del 2024, cioè la ricchezza prodotta in quell’anno ai prezzi correnti.
Lo si rapporta al Pil nominale del 2019 per valutare la crescita complessiva del quinquennio. Il risultato è stato di circa il 21,93%, pari a un tasso medio del 4,04%.
Se il lavoratore aveva un montante al 31 dicembre 2024 di 300.000 euro, per il calcolo della pensione salirà nel 2026 a 312.120 euro. E come si fa a passare da questo numero all’assegno mensile vero e proprio? Per la quota calcolata con il metodo contributivo si applicano i coefficienti di trasformazione in base all’età del pensionamento e rivisti ogni due anni in base all’aspettativa di vita. A 67 anni sono attualmente del 5,608%. Sul suddetto montante fa un assegno annuale di 17.504 euro. Suddividendolo per 13 mensilità, otteniamo un assegno mensile di 1.346,44 euro.
Contributi INPS, rivalutazione più alta nel 2026
La rivalutazione dei contributi INPS era stata del 3,6622% per il montante a fine 2023, del 2,3082% per quello a fine 2022 e dello 0,9758% a fine 2021. Il montante cresce, pertanto, per via sia della sua rivalutazione annuale che dei nuovi versamenti effettuati dal lavoratore. In base alle previsioni macro su inflazione e crescita dell’economia, ci attendiamo che la rivalutazione per il montante al 2025 salirà sopra il 6%. Sarebbe il dato più alto in 30 anni. Il Pil nel 2025 si confronterà con quello del 2020, anno del tracollo dovuto alla pandemia. Ciò dovrebbe tradursi in un tasso complessivo di crescita attorno al 35%, trainato dall’alta inflazione del periodo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it