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Oggi: 05 Dic, 2025

Tra catene globali e intelligenza artificiale: il nuovo volto della crescita economica

Intelligenza artificiale, catene globali e crescita mondiale. Tra produttività, rischio e resilienza, le sfide per economia e investitori.
1 mese fa
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Intelligenza artificiale economia
Intelligenza artificiale e crescita economica

C’è una fabbrica in Europa che, per la prima volta, ha più server che torni.
Non produce solo pezzi, ma dati. Le sue linee di montaggio si muovono al ritmo di algoritmi che apprendono, mentre gli operai supervisionano schermi più che bulloni.
È un’immagine simbolica — e reale — della nuova macroeconomia: un sistema in cui la crescita si misura non solo nel PIL, ma nella capacità di adattarsi a un mondo frammentato e automatizzato.

La ripresa che non decolla: intelligenza artificiale e crescita economica

L’ultima World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale fotografa un mondo che cresce al rallentatore: circa 2,8% nel 2025, sotto la media storica.


L’inflazione è più docile, ma non innocua; i tassi restano alti, gli investimenti deboli. È la “ripresa che non decolla”, e dietro di essa c’è un intreccio di fattori: debito pubblico, tensioni geopolitiche, e una trasformazione produttiva che procede più lentamente di quanto le promesse tecnologiche farebbero credere.

L’IA, per esempio, non è (ancora) la bacchetta magica della produttività.
Secondo uno studio dell’IMF del 2025 (Artificial Intelligence and Productivity in Europe), l’impatto medio sull’efficienza economica europea sarà di circa +1% cumulativo in cinque anni.
Un progresso, sì, ma non la rivoluzione annunciata.
Le ragioni? Regolamentazione stringente, scarsità di competenze, investimenti frammentati. L’Europa – e con essa l’Italia – si muove con prudenza, più attenta ai rischi che alle opportunità.

Catene spezzate e rammendate

Parallelamente, un’altra rivoluzione silenziosa si sta compiendo: quella delle catene globali del valore.
Dopo decenni di iper-globalizzazione, il pendolo si muove verso la diversificazione e la “resilienza”.

Un recente rapporto di S&P Global parla di un aumento medio del 45% nel numero di fornitori per le aziende manifatturiere dal 2020 al 2024.


Non per crescita, ma per protezione: ogni nuova alleanza serve a ridurre la dipendenza da un singolo Paese, un singolo porto, un singolo rischio.

Il Global Supply Chain Risk Report 2025 di Willis Towers Watson elenca i nuovi pericoli: conflitti regionali, cyberattacchi, shock energetici.
L’impresa globale non cerca più solo efficienza: cerca sicurezza.
E in questa transizione, l’Italia – con la sua manifattura diffusa, flessibile, ancora legata ai distretti – ha un vantaggio sottile ma reale: la capacità artigiana di riorganizzare, di “rammendare” rapidamente le proprie reti produttive.

Innovazione e interdipendenza: un equilibrio fragile

È qui che le due forze si incontrano: intelligenza artificiale e riorganizzazione globale.
Da un lato, l’IA promette di compensare la scarsità di manodopera e di migliorare la produttività nei settori maturi. Dall’altro, la frammentazione delle catene produttive rischia di ridurne i benefici.

Perché se l’algoritmo ottimizza, ma i materiali non arrivano, la produttività resta potenziale. È la contraddizione del nostro tempo: la tecnologia corre, ma la geografia resiste.

Questa tensione ridisegna la mappa macroeconomica. Gli Stati Uniti puntano su una politica industriale assertiva, l’Asia riorganizza i suoi hub logistici, l’Europa cerca una via intermedia.
E l’Italia? È chiamata a scegliere un’identità economica chiara: innovare o restare subfornitore, investire nel capitale umano o sperare in una ripresa spontanea.


Perché senza formazione digitale e infrastrutture moderne, l’IA resta un titolo di giornale; e senza una rete di imprese resilienti, la globalizzazione diventa una vulnerabilità.

Per l’investitore: il nuovo orizzonte del rischio

Per chi osserva i mercati, tutto questo si traduce in un cambio di paradigma.
Non basta più guardare i tassi o il PIL: bisogna analizzare la qualità delle catene di approvvigionamento, la capacità di innovazione e la governance del rischio tecnologico.

Le aziende che integrano IA nei processi senza rafforzare la propria logistica saranno fragili.
Quelle che investono in capitale umano, digitalizzazione e fornitori diversificati avranno invece un vantaggio competitivo sostenibile.

Nel linguaggio della finanza, si parla di resilient growth — crescita che non abbaglia, ma resiste.
È forse la parola chiave per il 2025.

Un tessuto che si ricompone

La macroeconomia di oggi è un tessuto che si lacera e si ricuce, tra crisi e innovazione.
Ogni shock geopolitico lascia uno strappo; ogni progresso tecnologico aggiunge un filo nuovo.
Il risultato non è il ritorno all’antico splendore della crescita lineare, ma una trama più complessa, più densa, forse più solida.

E forse è proprio questo il futuro dell’economia: non crescere “di più”, ma crescere meglio — imparando a rammendare, reinventare, risorgere.

Fiammetta Bianchi

Classe 1964, romana, approda in InvestireOggi.it nel luglio 2022 come Caporedattrice aggiunta e Storytelling Supervisor al fine di garantire la qualità del linguaggio e dello stile di comunicazione con l'utente.
E' stata Docente di Storytelling e Copywriting presso l'Accademia di Belle Arti di Catanzaro - Corso di Laurea in Regia, e Responsabile della Collana Thriller, Noir e Giallo di Libraccio Editore. Collabora come Ghostwriter e Senior Editor con primarie CE e Agenzie di Comunicazione. Formatrice e Sfera Business & Life Coach, è iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Campania.

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