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Oggi: 05 Dic, 2025

La Cina umilia la Germania e testa il suo potere con l’Unione Europea sulle terre rare

Germania e Cina mai così distanti con le relazioni bilaterali ai minimi termini. E' scontro sulle terre rare. Cancellata la visita a Pechino.
1 mese fa
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Terre rare, Cina e Germania ai ferri corti
Terre rare, Cina e Germania ai ferri corti © Licenza Creative Commons

Berlino e Pechino non sono state così distanti tra loro. La visita che il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadaphul, aveva in programma in questi giorni, è stata cancellata. Solamente il suo omologo Wang Yi lo avrebbe degnato di un incontro, mentre molte delle altre riunioni previste erano state annullate. Oggetto del contendere: le terre rare. Questi preziosi metalli permettono che vadano avanti interi settori dell’economia, tra cui elettronica, automotive, difesa e sanità.

Xi mostra i muscoli sulle terre rare

La Cina sta da tempo limitando progressivamente le esportazioni. E poiché detiene fino al 90% della produzione globale, ciò significa mettere pressione alle industrie straniere.

Wadaphul avrebbe voluto discutere principalmente di questo nella sua visita. Ma il presidente Xi Jinping sta mostrando i muscoli. Consapevole del proprio potere negoziale e dello stato comatoso in cui versa l’Unione Europea, vuole testarne la capacità di resistenza dinnanzi a richieste quali il riconoscimento di Taiwan parte integrante della Cina.

Questo giovedì, Xi incontrerà il presidente americano Donald Trump al margine del vertice ASEAN in Corea del Sud. I due discuteranno su come porre fine alle tensioni commerciali. E le terre rare sono in cima all’agenda del tycoon. Anche gli Stati Uniti sono dipendenti dalle importazioni. Non si possono permettere uno scontro totale con il governo cinese. Ma mentre le due grandi economie mondiali litigano e trattano, l’UE resta sempre più marginalizzata nei processi decisionali globali.

Germania a rischio recessione

A pagare il prezzo più alto nell’immediato sembra la Germania. Il 93% delle importazioni di terre rare qui arrivano dalla Cina. La dipendenza dal Dragone tende a crescere, anziché diminuire. E l’impatto delle auto-restrizioni commerciali può costare caro all’economia tedesca. Il settore automotive rischia la paralisi, tant’è che si parla di attivare negli stabilimenti la settimana corta per i dipendenti.

Poiché già il Pil è atteso crescere di qualche punto decimale, lo scenario di un terzo anno consecutivo in recessione si fa più concreto.

La Germania ha importato dalla Cina merci per 175 miliardi di dollari nel 2024, mentre ha esportato in essa quasi 98 miliardi. Il forte passivo commerciale svela quanto i rapporti di forza si siano sbilanciati in favore degli asiatici. Finora non era accaduto che un diplomatico tedesco fosse sostanzialmente umiliato dal governo cinese. Il caso segna una svolta nelle relazioni bilaterali e conferma quella sensazione di veloce declino delle istituzioni comunitarie, percepito con nitidezza nel resto del mondo.

Politica tedesca divisa

L’aspetto più allarmante sarebbe forse un altro. Dinnanzi a questo affronto, la politica tedesca non sa come reagire. Anche questa volta, infatti, il governo federale si divide. I conservatori del cancelliere Friedrich Merz sono per la linea dura, mentre gli alleati socialdemocratici invocano prudenza. La diversità di approccio riflette due visioni contrapposte sul futuro della Germania e dell’UE stessa. Il centro-destra ritiene che bisogna perseguire l’indipendenza strategica nel Vecchio Continente e che bisogna restare legati agli Stati Uniti.

La sinistra continua a guardare ad Est.

Senza terre rare la produzione europea sarebbe al collasso tra pochi mesi. Inutile dire che non risulterebbe neanche possibile perseguire il riarmo, dato che si regge su tecnologie che in parte non disponiamo e che per altro verso vanno prodotte in loco ricorrendo alle importazioni di materie prime dall’estero, Cina in primis. Un discorso assai simile al Green Deal degli anni passati. Pretendiamo di produrre solamente auto elettriche, il che equivale a dipendere in toto dalla nostra avversaria nello scacchiere geopolitico internazionale.

Terre rare ennesimo esempio di marginalità europea

Trump e Xi ripianeranno o meno le loro divergenze. Il punto è che l’UE neanche figura in cima agli appuntamenti dei due uomini più potenti della Terra. La marginalità europea preoccupa, perché è prodromica di una marginalità anche economica già evidente e che rischia in futuro di diventare un processo irreversibile. La crisi politica della Francia e la fragilità anche del governo tedesco aggravano la situazione. Del vecchio asse, che per decenni ha retto le sorti dell’area, adesso rimane un patetico vertice periodico tra figure dalla dubbia influenza persino in casa.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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