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Oggi: 05 Dic, 2025

Sulle pensioni si cambia: ecco che fine fa adesso la legge Fornero

Cosa succede adesso alle pensioni dopo la legge di Bilancio e che fine fa la riforma Fornero del governo Monti.
1 mese fa
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Addio riforma Fornero sulle pensioni.
Foto © Licenza Creative Commons

Manovra di Bilancio nuova, problematiche previdenziali vecchie. Sulle pensioni siamo di nuovo alla solita questione. Nella manovra poco o niente è stato fatto e si farà. Una costante da ormai decine di anni di manovre finanziarie. Si parte prima dell’estate con dichiarazioni, progetti, proposte. Poi si arriva al dunque, con il varo della manovra di Bilancio e dentro nulla o quasi. Poi, a manovra approvata iniziano i progetti futuri, le ipotesi di ritocchi posticipati che non trovano mai conferme nelle leggi degli anni successivi. Legge di Bilancio dopo legge di Bilancio sono nate e poi cessate la quota 100, la quota 102 e la quota 103 (chiude i battenti il 31 dicembre prossimo, ndr).

Sono state introdotte e varate negli anni la quota 41 per i lavoratori precoci, l’ape sociale, opzione donna e così via dicendo. Il più delle volte si tratta solo di misure tampone, cioè di misure che poco sono servite per l’obiettivo principale che ogni governo successivo a quello tecnico presieduto dal premier Mario Monti si era imposto e cioè il superamento della riforma Fornero. Alla luce di quanto accadrà adesso con la nuova legge di Bilancio cosa succede alla legge Fornero?

Sulle pensioni si cambia: ecco che fine fa adesso la legge Fornero

Anche la nuova legge di Bilancio come le ultime, degli ultimi anni, ha lasciato l’amaro in bocca a tanti contribuenti. Soprattutto a quelli che si aspettavano buone notizie e che invece non trovano nulla o quasi di interessante. Infatti non ci sono grandi novità in materia previdenziale nella nuova manovra. Perché le tante misure che si diceva potessero essere varate per superare una volta del tutto la riforma Fornero non hanno trovato posto nella manovra di Bilancio.

Dentro il nuovo testo della legge si trovano soltanto gli interventi sull’aumento di tre mesi dei requisiti. Parliamo dell’aumento previsto nel 2027. Un aumento che il governo ha deciso di spalmare. Con un incremento di un mese nel 2027 e di due mesi nel 2028. Per il resto poco altro perché c’è sì l’aumento di 20 euro sulle pensioni minime ma nuove misure di pensionamento anticipato non ne sono state introdotte.

E allora nel 2026 spariranno alcune misure oggi in vigore che da anni servivano a diversi contribuenti per anticipare le uscite. Misure che spariranno limitando le opzioni, ma si tratta di misure che anche se presenti, non servivano a molto.

Torna la riforma Fornero? Ma perché era stata abrogata prima?

Diversi siti e media stanno sottolineano come ci sarà il ritorno della legge Fornero nel 2026. Magari sono gli stessi siti e gli stessi media che ogni anno sottolineavano il flop delle stesse misure che oggi invece per loro servivano al superamento della legge Fornero.

Ed è una cosa però che stride con un’analisi dettagliata del sistema previdenziale italiano che di fatto non ha mai abbandonato il suo collegamento alla riforma delle pensioni di Elsa Fornero.

La legge Fornero infatti non si è mai superata.

Perché le misure che adesso cesseranno i loro effetti non erano misure che consentivano effettivamente di poter dare per superata quella famigerata riforma. Spariscono dalla scena, salvo stravolgimenti e novità durante l’iter di approvazione della manovra di Bilancio, la quota 103 e opzione donna.
Paradossalmente si tratta delle uniche due misure che per essere sfruttate imponevano agli interessati di accettare il ricalcolo contributivo della prestazione.

Ecco cosa accade per davvero adesso

Se il ritorno della Legge Fornero di cui si parla riguarda l’aumento dei requisiti 2027 e 2028 allora questa considerazione ha fondamenti reali. Ma se il riferimento è quello della cessazione di quota 103 o opzione donna allora siamo fuori strada. Le due misure ormai erano usate solo da pochi contribuenti. Il ricalcolo contributivo è il primo forte deterrente a scegliere queste due misure per lasciare il lavoro.

E poi c’è anche il fatto che per opzione donna si chiedono 35 anni di contributi che per le lavoratrici spesso sono carriere difficili da completare. Mentre per la quota 103 addirittura ne servono 41.

Scegliere una pensione penalizzante a meno di due anni di distanza dal tetto delle pensioni ordinarie che come si sa penalizzazioni non ne hanno è un altro fattore che ha decretato il fallimento della misura.

Oltretutto, tornando ad opzione donna, la limitazione di platea che riduce la possibilità di anticipo solo a caregivers, invalide, licenziate e addette di aziende in crisi, fa sì che non lascerà tanti nostalgici il fine misura previsto.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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