Neanche il tempo di completare il collocamento del BTp Valore 2032 che il Tesoro annunciava giovedì sera una nuova asta per martedì 28 ottobre. Obiettivo: raccogliere fino ad altri 3,5 miliardi di euro attraverso due tranche. Nel dettaglio, tra 1,75 e 2 miliardi arriveranno dalla nona tranche del BTp short term del 26 agosto 2027 e cedola 2,10% (ISIN: IT0005657330) e tra 1 e 1,5 miliardi saranno incassati con la 12-esima tranche del BTp€i 2036 (ISIN: IT0005588881).
Cedola reale del BTp€i 2036
Ci concentreremo sul secondo bond, che presenta caratteristiche peculiari non sempre conosciute con precisione dal mercato retail. Si tratta di una scadenza decennale con cedola 1,80% annuale e indicizzata all’inflazione dell’Eurozona, come da indice HICP ex-tabacchi dell’Eurostat. In pratica, stiamo parlando della versione europea del BTp Italia. Tuttavia, alcune differenze tecniche rendono i due bond non assimilabili sul piano dell’investimento per famiglie.
Rendimento reale e aspettative d’inflazione
Il BTp€i 2036 si acquistava ieri sopra la pari sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana. Per l’esattezza bisognava sborsare 1.011,40 euro per ogni lotto minimo di 1.000 euro. La quotazione era, infatti, di 101,14. Il rendimento reale offerto risultava di 1,67%. Molto meno del 3,42% offerto nelle stesse ore dal bond del Tesoro con cedola fissa e scadenza omologa. Tuttavia, dobbiamo ricordare che l’indicizzato somma al suddetto rendimento reale l’inflazione dell’Eurozona.
Per quanto sopra spiegato, ne deriva che il mercato si aspetterebbe un tasso medio annuo d’inflazione nell’area di 1,75%. E’ questa la differenza tra il rendimento reale del BTp€i 2036 e il rendimento nominale della cedola fissa. Si tratta di una previsione, non di una certezza. E questo ci porta ad affermare quanto segue: solo se l’inflazione in media risulterà pari o superiore a 1,75% da qui al maggio 2036 l’indicizzato si sarà rivelato un affare.
Nel caso contrario, sarebbe stato meglio investire sul bond ordinario.
Occhio alla rivalutazione
Più volte abbiamo spiegato anche che i bond indicizzati all’indice HICP dell’Eurostat non rivalutano il capitale ogni sei mesi come il BTp Italia. Lo fanno in un’unica soluzione alla scadenza. Questo comporta che l’obbligazionista si vedrà accreditato tale rivalutazione solo al termine dell’investimento. Nel caso di rivendita anticipata, quindi, avrà diritto a incassare dall’acquirente la quota di rivalutazione maturata e non incassata. Essa è, naturalmente, uguale all’incremento dell’indice dei prezzi dalla data di emissione alla data della cessione.
Poiché la data di regolamento per l’asta di martedì prossimo è fissata al 30 ottobre, in quel giorno la rivalutazione è fissata al 3,893%. Questo significa che per il BTp€i 2036 l’investitore dovrà versare all’emittente non solo il prezzo di aggiudicazione, bensì anche questa percentuale extra. E’ importante sapere tutto ciò per evitare sorprese all’atto del regolamento. Il valore assunto dall’indice HICP alla data di emissione del 15 novembre 2023 è di 123,84667. Sempre tale indice a fine settembre valeva 128,71. Per i giorni di ottobre siamo dinnanzi, com’è ovvio, ad una stima del Tesoro.
BTp€i 2036 vicino ai massimi
La Banca Centrale Europea ha un target d’inflazione del 2%. Per la suddetta previsione del mercato, non sarà centrato nella media del prossimo decennio. Il BTp€i 2036 fu emesso nel marzo dello scorso anno. Da allora ha registrato grosse variazioni di prezzo. L’apice lo raggiunse agli inizi di dicembre a 102,50, mentre il minimo lo toccò nel luglio dello scorso anno a 95,10 centesimi. Alle attuali quotazioni siamo decisamente vicini ai massimi. Il trend rialzista è comune nelle ultime sedute a tutti i bond europei medio-lunghi.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
