Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas non ferma la corsa dell’oro, che segna l’ennesimo record sopra i 4.100 dollari l’oncia. In controtendenza i rendimenti a lungo termine, sorvegliati speciali sui mercati per le implicazioni che possono avere sui conti pubblici nelle principali economie mondiali. Il Treasury a 30 anni offre al momento il 4,62%, ai minimi da inizi aprile, cioè da quando l’amministrazione Trump annunciò la sfilza dei dazi sulle importazioni. Soltanto agli inizi di settembre tornava a sfiorare il 5%.
Taglio dei tassi FED dato per certo
I mercati scontano un nuovo taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
Gli effetti si stanno avendo anche sui rendimenti a lungo termine in Europa. Il BTp a 30 anni offre oggi il 4,36%, il dato più basso da oltre due mesi. E il BTp a 10 anni viaggia al 3,44%, in questo caso ai minimi da giugno. Da notare che il BTp 2072 sfiora in queste ore i 60 centesimi, tornando ai livelli di inizio luglio e segnando una crescita di quasi l’8% in meno di un mese e mezzo.
Boom dei prezzi per bond ultra-lunghi
Quando parliamo di rendimenti a lungo termine, spesso facciamo riferimento al bond a 100 anni dell’Austria dai movimenti di prezzo estremi. La sua quotazione attuale si aggira a poco meno di 32 centesimi, ai massimi da oltre tre mesi. Ad inizio settembre era sprofondato sotto i 30 centesimi, per l’esattezza a 29,50. Da allora segna anch’esso intorno al +8%.
Abbiamo più volte precisato che il taglio dei tassi non porta automaticamente alla discesa anche dei rendimenti a lungo termine.
Questi risentono più che altro delle aspettative d’inflazione e fiscali. Ebbene, probabile che questa volta stia incidendo proprio l’allentamento delle tensioni in Medio Oriente. Il presidente Donald Trump ha messo ora nel mirino la guerra tra Russia e Ucraina con l’obiettivo dichiarato di farla cessare. Sarà un caso che il prezzo del gas europeo sia sceso sotto 31,50 euro per Mega-wattora contro i 40 euro di un anno fa e ai livelli di agosto, pur essendo l’inverno alle porte?
Rendimenti a lungo termine giù con caro energia
Anche il petrolio si sgonfia con la quotazione a 62 dollari al barile (Brent), ai minimi dal maggio scorso e a -11,5% in appena tre settimane. Il caro energia ha provocato negli anni scorsi il boom dell’inflazione, specie in Europa. Esso fu a sua volta la ragione fondamentale per l’esplosione dei rendimenti a lungo termine. E allora perché l’oro non scende? Senz’altro le quotazioni continuano ad essere sostenute dagli acquisti delle banche centrali. E proprio il calo dei rendimenti obbligazionari rende il metallo più lucente agli occhi degli investitori.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
