Per precoci, quando si parla di pensioni, si intendono in generale quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare in giovane età. E hanno quindi iniziato a versare contributi molto presto. Esistono misure dedicate esclusivamente ai precoci, così come maggiorazioni contributive riservate ad altri lavoratori che rientrano in questa categoria. E adesso, sempre con questa terminologia, rischia di arrivare un nuovo vantaggio previdenziale. Le pensioni dei lavoratori precoci continuano infatti a tenere banco anche nella ormai imminente legge di Bilancio 2026. Ecco le ultime indiscrezioni.
Tornano i vantaggi sulle pensioni per i lavoratori precoci, ecco cosa cambia
Il precoce è un lavoratore più meritevole di altri, almeno stando alle ultime dichiarazioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che ha annunciato alcuni punti di intervento in materia previdenziale nella prossima legge di Stabilità.
I precoci, come detto, sono agevolati in materia previdenziale in diversi modi.
Chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni di età, per esempio, ha un vantaggio contributivo, anche se limitato a determinati contribuenti. Infatti, i contributi versati prima del diciottesimo anno di età valgono 1,5 volte. Due anni di lavoro versati a 16 e 17 anni possono valere 3 anni ai fini pensionistici. Ma questo solo per chi ha cominciato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, poiché la maggiorazione contributiva per i precoci riguarda solo i lavoratori contributivi puri, o “nuovi iscritti”, come sono definiti.
La quota 41 per chi ha iniziato prima dei 19 anni di età
Come dicevamo, esistono misure dedicate esclusivamente ai precoci. E quando si parla di strumenti di questo tipo, non si può non citare la Quota 41. Si chiama infatti proprio Quota 41 precoci la misura che consente di uscire senza limiti di età a chi ha completato 41 anni di versamenti.
Ma a condizione di appartenere a specifiche categorie:
- caregiver;
- invalidi;
- disoccupati;
- addetti ai lavori gravosi o usuranti.
E soprattutto, a condizione di aver maturato dei 41 anni di versamenti necessari almeno 12 mesi prima dei 19 anni di età. E anche se versati in modo discontinuo. In sostanza, chi ha iniziato a versare prima dei 19 anni ed ha almeno un anno di contributi prima di tale età, può andare in pensione anticipata rispetto agli altri.
La novità per i precoci, arriva lo stop all’aumento di 3 mesi nel 2027
I precoci saranno agevolati anche nella prossima manovra. Pur non essendo espressamente citato questo aspetto, lo stop agli aumenti di tre mesi previsto nel 2027 — dovuto all’adeguamento dei requisiti pensionistici alle aspettative di vita — dovrebbe includere una salvaguardia proprio per i precoci. Questi lavoratori sono considerati meritevoli di una tutela particolare. E la misura dovrebbe servire proprio a preservarli dagli incrementi automatici.
In pratica, i tre mesi di aumento che porterebbero la pensione anticipata ordinaria da 42 anni e 10 mesi di versamenti a 43 anni e un mese, sarebbero annullati per chi, nel 2027, ha già compiuto 64 anni di età.
È evidente che chi ha iniziato a lavorare da giovane, arrivando ad accumulare quasi 43 anni di contributi già a 64 anni di età, rientra a pieno titolo tra i lavoratori precoci.
Quindi, questi soggetti saranno agevolati da diversi punti di vista in materia pensionistica. Anche grazie alle nuove misure che il governo Meloni si appresta a varare.
Lo stop all’aumento dei requisiti nel 2027 nasce come intervento limitativo salva-conti, poiché estenderlo a tutti i lavoratori avrebbe costi troppo elevati per le finanze pubbliche. Ecco perché, partendo proprio dai precoci, si cerca di intervenire in modo mirato, salvaguardandoli dagli incrementi automatici che, in base ai dati ISTAT e in assenza di un provvedimento specifico, diventerebbero inevitabili.