Non sarà la tanto agognata riforma delle pensioni che moltissimi lavoratori attendono per riuscire ad andare in pensione prima rispetto alle regole fissate dalla legge Fornero, ma il 2026 si apre con novità importanti che potrebbero rivelarsi un vero toccasana.
Andare in pensione prima e senza tagli diventerà più di una semplice opportunità se la legge di Bilancio verrà approvata nella forma che si sta delineando in materia previdenziale. E se a questo si aggiungono anche alcune novità fiscali, gli scenari per i pensionati si fanno ancora più positivi.
In pensione prima, senza tagli e con meno tasse da pagare: si apre il 2026 con molte novità
Andare in pensione prima e senza tagli sembra quasi un sogno, considerando le regole attuali del sistema previdenziale italiano.
Ogni anno nascono nuove misure di pensionamento anticipato, ma quasi sempre nascondono penalizzazioni o riduzioni sull’importo dell’assegno.
Un esempio è la Quota 103: misura che consente l’uscita anticipata, ma prevede il calcolo interamente contributivo della pensione. Ciò significa che chi aderisce accetta che il proprio assegno sia calcolato secondo le regole meno favorevoli del sistema contributivo, rispetto a quello retributivo.
Inoltre, esiste un limite all’importo massimo della pensione, che non può superare quattro volte il trattamento minimo INPS, con una conseguente ulteriore penalizzazione.
Resta vantaggiosa la possibilità di uscire a 62 anni con 41 anni di contributi, ma guardando al calcolo effettivo del trattamento, le riduzioni sono evidenti.
Ecco perché il 2026 potrebbe portare una ventata di ottimismo con il varo di una nuova misura destinata a sostituire Quota 103: la Quota 41 flessibile.
Una misura con requisiti identici, ma regole di calcolo più favorevoli.
In alcuni casi, addirittura, senza tagli sull’assegno.
Come funzionerebbe la nuova Quota 41 flessibile nel 2026
La nuova Quota 41 flessibile consentirebbe di andare in pensione prima a chi compie, nel 2026, almeno 62 anni di età, con 41 anni di contributi versati.
La grande novità è che la pensione verrebbe calcolata con il sistema misto, e non più con quello interamente contributivo.
Questo significa dire addio alle penalizzazioni pesanti previste da Quota 103.
Il calcolo misto prevede infatti l’applicazione del sistema contributivo solo per i periodi successivi al 31 dicembre 1995 — o addirittura successivi al 31 dicembre 2011 per chi aveva già almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995.
Grazie a questo meccanismo, molti lavoratori potrebbero recuperare anche oltre il 30% dell’importo mensile rispetto al calcolo interamente contributivo.
La Quota 41 flessibile nascerebbe senza alcun taglio per i contribuenti con un ISEE fino a 35.000 euro.
Per chi invece ha un reddito più alto, si ipotizza un taglio lineare del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età previsti per la pensione di vecchiaia.
Il taglio del secondo scaglione IRPEF: il ceto medio può sorridere
Il 2026 potrebbe riservare buone notizie anche sul fronte fiscale, in particolare per i pensionati del ceto medio.
Il taglio del secondo scaglione IRPEF è infatti pronto a diventare realtà, e riguarderà anche i pensionati i cui redditi rientrano in tale fascia.
Si parla di una riduzione di due punti percentuali sull’attuale aliquota del 35%, applicata al secondo scaglione IRPEF, ossia sui redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro.
In pratica, ciò significherà pagare il 2% in meno di tasse anche sulla pensione, che – come noto – è assoggettata all’IRPEF.
Il 2026, dunque, potrebbe davvero aprirsi con novità sostanziali e favorevoli:
- pensione anticipata,
- nessun taglio sull’assegno,
- meno tasse da pagare.
Un mix che, se confermato, renderebbe il prossimo anno uno dei più attesi dai futuri pensionati.