Il tema dei compensi sportivi nel settore dilettantistico continua a essere oggetto di approfondimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Con la Risposta n. 14/2025, l’Amministrazione finanziaria ha affrontato alcune questioni pratiche legate al trattamento fiscale delle somme percepite dai lavoratori sportivi non professionisti, in particolare quando l’attività viene svolta in forma autonoma.
La disciplina dei compensi sportivi nel dilettantismo
Il quadro normativo di riferimento è il decreto legislativo n. 36 del 2021, che ha introdotto un regime agevolato per il settore sportivo dilettantistico. In particolare, l’articolo 36 stabilisce che i compensi sportivi percepiti fino a un massimo di 15mila euro annui non concorrono a formare reddito imponibile ai fini Irpef.
Questa disposizione mira a sostenere le realtà associative e i lavoratori che operano nel mondo dello sport dilettantistico, riconoscendo la specificità di un’attività che spesso ha finalità sociali e non esclusivamente economiche.
Oltre la soglia dei 15mila euro, invece, i compensi diventano imponibili e devono quindi essere assoggettati a ritenuta d’acconto, nella misura del 20%, con le modalità previste dalla normativa fiscale ordinaria.
Ricordiamo che di recente anche l’INPS è intervenuta a chiarire alcuni aspetti sulla pensione degli sportivi dopo la riforma.
Il quesito posto all’Agenzia delle Entrate
Il chiarimento fornito dall’Agenzia nasce da una domanda precisa: nel caso di un lavoratore sportivo dilettante che svolge attività come autonomo, i compensi superiori a 15mila euro devono subire la ritenuta alla fonte del 20% già in fase di pagamento?
La questione non è banale, perché riguarda sia i lavoratori sportivi sia le associazioni e società dilettantistiche che corrispondono i compensi. Un’interpretazione errata delle regole potrebbe infatti comportare errori nei versamenti fiscali e possibili contestazioni future.
La risposta dell’Agenzia
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la ritenuta non deve essere applicata sui compensi sportivi finché il totale percepito dal lavoratore non supera la soglia dei 15mila euro annui. Questo significa che, fino a quel limite, i compensi restano esenti da imposizione e, dunque, non subiscono alcuna trattenuta Irpef.
Tuttavia, per garantire il corretto funzionamento del sistema, il lavoratore sportivo è tenuto a rilasciare al sostituto d’imposta (ossia l’associazione o società sportiva che eroga i compensi) una dichiarazione sostitutiva. In tale autocertificazione, il percettore deve indicare l’ammontare complessivo dei compensi ricevuti fino a quel momento nell’anno solare.
In questo modo, l’associazione sportiva può valutare se il pagamento che sta per effettuare determini o meno il superamento della soglia dei 15mila euro. E, di conseguenza, applicare o meno la ritenuta.
Compensi sportivi oltre 15.000 euro: l’esempio pratico
Per rendere più chiaro il meccanismo, la Risposta dell’Agenzia propone un esempio concreto.
Si immagini un lavoratore sportivo che svolge attività in modo autonomo per due diverse associazioni dilettantistiche. Ogni volta che riceve un compenso da una delle due associazioni, deve consegnare un’autocertificazione in cui dichiara quanto ha già percepito, sommando tutti i compensi incassati nell’anno, indipendentemente dal soggetto erogante.
Se, in base a tale autocertificazione, l’associazione che deve effettuare il pagamento rileva che il totale complessivo dei compensi percepiti dal lavoratore non supera ancora i 15mila euro, allora può corrispondere la somma senza applicare la ritenuta.
Viceversa, se il nuovo pagamento porta il totale oltre la soglia, la ritenuta del 20% va calcolata esclusivamente sulla parte eccedente i 15mila euro.
Ritenuta sui compensi sportivi: un sistema che richiede attenzione e trasparenza
Il meccanismo delineato dall’Agenzia delle Entrate nella Risposta 14/2025 sui compensi sportivi, pur confermando l’esenzione fino a 15mila euro, introduce una responsabilità diretta per i lavoratori sportivi. È infatti necessario che questi ultimi siano puntuali e trasparenti nel fornire le autocertificazioni, così da consentire alle associazioni di applicare correttamente le regole fiscali.
Allo stesso tempo, le associazioni dilettantistiche devono conservare le dichiarazioni ricevute e verificare attentamente che i pagamenti non determinino il superamento delle soglie di esenzione.
Si tratta, quindi, di un sistema che richiede collaborazione e precisione, per evitare errori che potrebbero comportare conseguenze fiscali negative. Come l’omesso versamento delle ritenute dovute.
Riassumendo
- I compensi sportivi dilettantistici fino a 15mila euro annui non sono imponibili.
- Oltre la soglia, si applica ritenuta d’acconto del 20% solo sull’eccedenza.
- Il lavoratore deve fornire autocertificazione dei compensi complessivi percepiti nell’anno.
- Le associazioni sportive verificano la soglia tramite autocertificazione prima di pagare.
- La normativa richiede trasparenza e collaborazione tra lavoratori e associazioni dilettantistiche.
- Chiarimenti Agenzia Entrate rafforzano la certezza fiscale per lo sport dilettantistico.