Il cancelliere Friedrich Merz ha riunito il suo governo a Villa Borsig a Berlino per una due giorni a porte chiuse. Obiettivo: risolvere i contrasti tra i due schieramenti e rilanciare l’azione politica. E non sono passati neanche sei mesi dalla nascita della nuova Grosse Koalition. Un’altra tegola sulla testa dei ministri è caduta ieri con il dato sull’inflazione di settembre in Germania. Salita al 2,4%, dato massimo per quest’anno. Al netto di energia e generi alimentari freschi (“core”), è lievitata al 2,8%, livello massimo da maggio.
Inflazione in Germania al top tra grandi economie UE
L’inflazione in Germania risulta essere la più alta tra le prime tre economie dell’Eurozona e il dato core è il più alto tra le prime quattro.
A titolo di confronto, il secondo si attestava all’1,2% in Francia, al 2,1% in Italia e al 2,3% in Spagna. E’ successo che i prezzi dell’energia siano scesi durante il mese passato dello 0,7% contro il -2,4% di agosto. Si va riducendo, in buona sostanza, il sollievo offerto dal calo del gas dopo il boom tra il 2021 e il 2023 e la ripresa agli inizi di quest’anno.

L’economia tedesca non sta ripartendo. Il Pil si è contratto dello 0,1% nel secondo trimestre e il mercato del lavoro scricchiola. Insomma, la Germania si avvierebbe alla stagflazione. Per Merz è un rischio insostenibile dal punto di vista politico. L’unica certezza che i tedeschi stanno avendo in questi mesi riguarda l’aumento del debito pubblico. Per il resto la maggioranza al Bundestag parla almeno due lingue differenti. I socialdemocratici chiedono l’aumento delle tasse sui patrimoni, i conservatori il taglio delle tasse.
Governo diviso
Altro pomo della discordia è il Bürgergeld, il reddito di cittadinanza. Merz e i suoi lo vogliono tagliare e cambiargli nome. A loro avviso, scoraggia a lavorare e si presta a truffe organizzate. Su 5,4 milioni di beneficiari, 3,9 milioni sono considerati abili al lavoro. E quasi metà dei percettori sono stranieri. La CSU, cioè l’ala bavarese dei conservatori, sostengono che questo sussidio attiri i turisti del welfare. I socialdemocratici sarebbero forse disposti ad accettare qualche taglio, ma in cambio di un aumento dell’imposta di successione o l’introduzione di una patrimoniale.
Economia stagnante e rischio dai dazi USA
La risalita dell’inflazione in Germania complica i piani. Non solo a Berlino. Quasi certamente, la Banca Centrale Europea (BCE) non tornerà a tagliare i tassi di interesse neanche alla prossima riunione del board. L’inflazione nell’Eurozona a settembre è risalita al 2,2%, sopra il target del 2%. E la prima economia dell’area sta allontanandosi sempre più dal tasso-obiettivo. Il carovita danneggia non solo gli indici di popolarità del cancelliere, bensì anche le condizioni economiche tra le famiglie. Senza un rilancio dei loro consumi, ergo della domanda interna, il Pil resta al palo. I dazi americani rappresentano una minaccia esistenziale all’export tedesco.
Inflazione sale e surplus commerciale scende in Germania
Nei primi sette mesi dell’anno, il surplus commerciale si è ridotto di 30,8 miliardi, pur restando ampiamente positivo (119,5 miliardi). E l’effetto dei dazi non si è ancora del tutto dispiegato. Il deficit programmato per sostenere il riarmo e gli investimenti tarda a produrre benefici. Gli economisti rimangono scettici sulla loro sussistenza in relazione alle spese militari. E la burocrazia elefantiaca rischia di ritardare la messa in opera degli investimenti più produttivi. Con il dato di settembre, abbiamo che l’inflazione cumulata in Germania sfiora il 23% negli ultimi cinque anni. Era stata di poco superiore al 5% nel quinquennio precedente.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

