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Oggi: 05 Dic, 2025

Il franco svizzero non è sopravvalutato, pur trovandosi ai massimi storici

Il franco svizzero non risulta sopravvalutato e la BNS lascia i tassi azzerati, pur a fronte del rischio di deflazione.
2 mesi fa
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Franco svizzero ai massimi storici contro l'euro, ma non sopravvalutato
Franco svizzero ai massimi storici contro l'euro, ma non sopravvalutato © Licenza Creative Commons

La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha deciso oggi di lasciare invariati i tassi di interesse a zero. E’ la prima volta che accade dopo un allentamento monetario durato un anno e mezzo. E questo, nonostante l’inflazione elvetica sia solamente dello 0,2% per l’ultimo dato di agosto. Il prossimo appuntamento per l’istituto sarà a dicembre, data la cadenza trimestrale delle sue riunioni. Il franco svizzero non ha subito scossoni di alcun tipo alla notizia, dato che la decisione era stata grosso modo scontata dai mercati.

Franco svizzero da record

Il cambio contro l’euro continua a sostare in area 0,93, nei pressi dei massimi storici. Contro il dollaro è di 0,80, non distante dal record di 0,77 toccato nel 2011. Verrebbe da chiedersi se il franco svizzero sia sopravvalutato ed eventualmente perché la BNS non segnali di volere intervenire. Nel suo comunicato ufficiale non compare l’aggettivo “overvalued” a cui siamo stati abituati negli anni passati.

Le stime di crescita per il 2026 sono di “appena l’1%”, uno scenario che spingerebbe a credere a una discesa ulteriore dell’inflazione, già negativa nel maggio scorso.

Fattore Trump

La prudenza della BNS si spiega con Donald Trump. Il presidente americano ha imposto dazi elevati sulle esportazioni elvetiche: 39% contro una tariffa del 15% per l’Eurozona e del 10% per il Regno Unito. La Casa Bianca accusa lo stato alpino di manipolare il cambio per rendere l’economia domestica più competitiva. In sostanza, il franco svizzero risulterebbe “sottovalutato”.

Come fare a capire chi abbia ragione? Il Big Mac Index può offrire un qualche spunto, da prendere con le pinze.

Stando alle rilevazioni di luglio, il franco svizzero scambiava contro il dollaro al 49,6% più forte del dovuto. Esso sarebbe decisamente “sopravvalutato”, anzi il cambio più sopravvalutato al mondo. E non da oggi. Se fosse vero, la BNS dovrebbe tagliare i tassi per rilanciare le esportazioni, driver fondamentale per la crescita del Pil.

Variazioni del cambio e inflazione

La realtà appare un po’ più complicata di così. Da quando è iniziata la pandemia in Europa con il primo “lockdown” imposto in Italia, il franco svizzero ha guadagnato il 14% contro l’euro e il 17,5% contro il dollaro. Sono trascorsi cinque anni e mezzo. Un modo per capire se questi movimenti siano stati giustificati sul piano macroeconomico in questa fase straordinaria, consiste nel monitorare i tassi d’inflazione. I prezzi al consumo in Svizzera sono saliti solo del 6,8% dal marzo 2020, del 23% nell’Eurozona e del 25,5% negli Stati Uniti.

Tendenzialmente, i tassi di cambio dovrebbero muoversi alla luce dei differenziali d’inflazione. Si rafforza la valuta dell’economia meno inflazionata. Dunque, contro l’euro il franco svizzero si sarebbe dovuto apprezzare del 16% e contro il dollaro di quasi il 19%. Nella realtà si è apprezzato un po’ di meno contro le due principali valute. Questo significherebbe che non sia sopravvalutato neppure dopo essere salito nei pressi dei massimi storici.

Anche questa conclusione può risultare arbitraria.

Essa dipende dal tempo zero rispetto a cui abbiamo effettuato la nostra analisi. Sarebbe corretta se il cambio del franco svizzero nel marzo del 2020 fosse stato equo o “fair”. Il fatto è che risultava nettamente sopravvalutato anche allora, almeno stando al Big Mac Index. Possiamo affermare con quasi certezza, semmai, che nel frattempo non ha incrementato la sua sopravvalutazione.

Franco svizzero è porto sicuro

Il punto è che il franco svizzero funge anche da “safe asset”. Attira i capitali da tutto il mondo in cerca di sicurezza, specie nelle fasi più incerte. L’alta domanda di asset finanziari spinge in alto il cambio. Nel decennio passato, la BNS era intervenuta anche imponendo un cambio minimo contro l’euro per difendere le esportazioni e tutelarsi dalla minaccia deflattiva. Ma il “super” franco si è rivelato utilissimo negli anni recente per arginare il rischio opposto d’inflazione. Questa è salita fino a un massimo di solo il 3,5% nell’agosto del 2022, tre volte in meno rispetto all’Eurozona. E ciò spiega in parte il mutato atteggiamento della BNS, che ora rifugge dai tassi negativi.

giuseppe.timpone@investireoggi.it

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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