Saranno quattro i candidati alla successione di Shigeru Ishiba come leader del Partito Liberal Democratico e primo ministro. Le elezioni primarie si terranno il 4 ottobre prossimo e vedranno la partecipazione di 1 milione di iscritti e dei 295 parlamentari della formazione di centro-destra. I primi saranno pesati esattamente quanto i secondi nel loro complesso, cioè 295 voti. E alla vigilia della tornata elettorale si respira aria di tensione per i bond sovrani del Giappone. La spiegazione è semplice: c’è il rischio che il debito pubblico cresca ancora più velocemente, come se non bastasse quel 250% del Pil a cui è arrivato.
Effetto Takaichi sui mercati
C’è una candidata che ha elevate probabilità di diventare la prima donna a guidare il governo nel Sol Levante. Si chiama Sanae Takaichi, capeggia l’ala più conservatrice del partito e sulla politica fiscale e monetaria ha una visione poco ortodossa.
Sfidando gli avversari, ha dichiarato in questi giorni di voler sostenere i consumi per potenziare la crescita dell’economia. E per farlo, ha spiegato, non vedrebbe alternativa di aumentare le emissioni del Tesoro.
Il suo rivale Shinjiro Koizumi, figlio dell’omonimo ex primo ministro e attuale ministro dell’Agricoltura, ha ribattuto di voler coprire ogni pacchetto di spesa con nuove entrate o tagli agli sprechi. Ha sostenuto la necessità di attenersi alla disciplina fiscale. Secondo i sondaggi, pur riferiti al mese di agosto, Takaichi sarebbe in testa con il 23% dei consensi. Ciò non la catapulterebbe automaticamente a capo del PLD, anche perché, come anticipato, i parlamentari peseranno da soli per metà dei voti espressi.
Conti pubblici a rischio
Ad ogni modo, i bond del Giappone rischiano grosso.
Takaichi vuole anche riformare l’art.9 della Costituzione, ponendo fine al pacifismo post-bellico di Tokyo. E questo può voler dire, così come in Europa, tendere al riarmo. Naturalmente, con investimenti in deficit. Un ulteriore aggravio per le casse dello stato. Il rendimento decennale è salito a un massimo di 1,67%, il trentennale era al 3,17% al termine della seduta di ieri. La banca centrale ha lasciato i tassi invariati nei giorni scorsi, ma ha anche annunciato la riduzione degli ETF e dei REIT in portafoglio, pur con estrema lentezza.
Dal governatore Kazuo Ueda sarebbe stato lanciato un segnale ben preciso al prossimo premier, chiunque sia: la fine della pacchia. Questi non potrebbe confidare su un accomodamento monetario ancora più esasperato. I tassi di interesse sono ancora allo 0,50% con un’inflazione al 2,7%. Un rialzo dello 0,25% a ottobre appare probabile, un modo anche per sottrarsi alla “dominanza fiscale” pretesa dal governo.
Bond del Giappone al test delle primarie
Certo è che per i bond del Giappone il peggio arriverebbe nel caso di vittoria di Takaichi. Le aspettative del mercato andrebbero nel senso di una maggiore offerta e di una possibile risalita dell’inflazione. A farne le spese sarebbero le scadenze lungo l’intera curva. In un contesto già di scarsa fiducia sui conti pubblici nipponici, l’annuncio di un extra-deficit non farebbe che aggravare la situazione. Tra l’altro, sarebbe la fine della ripresa del cambio, un fatto che incentiverebbe gli stessi investitori domestici a portare altrove i capitali.
L’innesco di una potenziale crisi finanziaria con effetti affatto trascurabili in Occidente.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
