Il mercato obbligazionario è andato in subbuglio ultimamente sul timore che le condizioni macro possano evolvere in negativo per il medio-lungo periodo. Due sono i principali timori tra gli investitori: che i debiti aumentino al punto da accrescere il rischio sovrano e l’inflazione torni a salire stabilmente sopra i target delle principali banche centrali. Un pericolo che da tempo aleggia anche a seguito di quel processo di “deglobalizzazione” iniziato con la pandemia e che sta accorciando le catene di produzione delle grandi imprese, aumentando i costi. Per capire cosa pensino gli obbligazionisti sulla realtà nostrana, possiamo fare affidamento sui BTp Italia.
BTp Italia utili al calcolo delle aspettative d’inflazione
Questi sono titoli di stato emessi dal Tesoro e le cui cedole risultano indicizzate al tasso d’inflazione FOI (per Famiglie di Operai e Impiegati), ad esclusione dei tabacchi. Un modo per proteggere il potere di acquisto del capitale. Dopo una fase di apparente declino in termini di interesse tra le famiglie, hanno rivissuto il loro momento di gloria con l’esplosione dei prezzi al consumo negli anni passati. La differenza tra i loro rendimenti e quelli offerti dalle simile scadenze del Tesoro con cedola fissa esita le aspettative d’inflazione del mercato.
Orizzonte medio-lungo a 5 anni
Il BTp Italia che più ci interessa monitorare in questa fase è quello che scade in data 28 giugno 2030 con cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005497000). Esso ha una durata residua di cinque anni, orizzonte temporale di riferimento quando si calcolano le aspettative degli investitori. Ieri, la quotazione si attestava in area 100,75 e corrispondeva a un rendimento reale inferiore a 1,45%.
Il bond quinquennale del Tesoro con cedola fissa rendeva poco più del 2,70%. La differenza di 1,28% equivale all’inflazione italiana in media attesa per il prossimo lustro.
Trattandosi di un valore decisamente inferiore al target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE), diremmo che sia relativamente basso. Chi acquistasse oggi questo BTp Italia 2030, dovrebbe pagare anche l’indicizzazione fin qui accumulata dalla precedente data di stacco della cedola (e dell’accredito della rivalutazione del capitale), pari allo 0,255%. Quanto alla cedola semestrale in pagamento a dicembre, se i prezzi al consumo non variassero da qui ad ottobre (mese di riferimento per il calcolo), si attesterebbe a poco più di 1,20%.
Cosa accade sull’orizzonte a 7 anni
Allungando l’orizzonte temporale, potremmo dare uno sguardo al BTp Italia giugno 2032 con cedola 1,85% (ISIN: IT0005648255). E’ l’emissione di tre mesi fa. Con una quotazione in area 100,50, offriva ieri un rendimento di 1,77%. Esso si confrontava con il 3,05% del bond con cedola fissa. Anche in questo caso, l’inflazione media attesa sarebbe di 1,28% all’anno per i prossimi sette anni. Stando agli obbligazionisti, quindi, non avremmo un problema di stabilità dei prezzi per il medio-lungo periodo. Ricordiamo che il dato di agosto è stato di 1,6% annuale e 0,1% mensile.
Il BTp Italia 2032 va indicizzato per gli acquisti odierni dello 0,146%. Stando all’andamento dei prezzi al consumo, anche in questo caso la prima cedola in pagamento per dicembre si aggirerebbe in area 1,25%.
Fermo restando che essi possano subire ulteriori variazioni a settembre e agli inizi di ottobre, impattando il calcolo finale.
Dai BTp per ora nessun segnale su inflazione
Che i BTp Italia non lancino segnali di apparente preoccupazione sull’inflazione, non implica che le cose stiano effettivamente così. Neppure prima del boom dei prezzi tra il 2021 e la fine del 2023 vi era stato un qualche segnale che andasse in tal senso sul mercato dei bond. Dunque, in un portafoglio obbligazionario sufficientemente differenziato i bond indicizzati dovrebbero trovare un qualche spazio per fronteggiare lo scenario peggiore.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
