Avere un reddito basso, sia individuale che familiare, può rappresentare un vantaggio a livello pensionistico. Nel nostro sistema, infatti, esistono da sempre misure che permettono di aumentare l’importo della pensione o di ottenere integrazioni qualora il reddito del pensionato scenda sotto determinate soglie.
Tuttavia, mai prima d’ora si era pensato di collegare in maniera diretta gli importi delle pensioni e le regole di calcolo all’ISEE. Dal 2026, invece, questa novità potrebbe diventare realtà, generando una pensione più alta per chi ha un ISEE più basso.
Pensione più alta nel 2026 a chi ha un ISEE basso? Strano ma vero, ecco perché
I redditi sono una cosa, l’ISEE un’altra: non vanno mai confusi.
L’ISEE nasce con finalità assistenziali, perché secondo il legislatore è lo strumento più idoneo a determinare il reale stato di bisogno economico e patrimoniale di un nucleo familiare.
A differenza della semplice dichiarazione dei redditi, l’ISEE considera non solo i redditi ma anche i patrimoni, compresi quelli mobiliari (conti correnti, libretti, buoni, carte di credito e di debito, ecc.).
Ogni famiglia si trova a calcolare l’ISEE quando deve richiedere prestazioni agevolate, bonus o sussidi. Fino ad oggi, però, l’ISEE non aveva mai avuto alcun peso nel sistema pensionistico. Adesso, invece, il governo sembra intenzionato a cambiare rotta: la misura in arrivo, attesa nella prossima manovra, potrebbe rappresentare un vantaggio concreto per i pensionati con un ISEE basso, garantendo loro una pensione neutra da tagli e penalizzazioni.
Ecco il piano del governo sui tagli della quota 41 flessibile
La misura che introdurrebbe questa novità è la cosiddetta Quota 41 flessibile, destinata a sostituire l’attuale Quota 103.
I requisiti rimarrebbero gli stessi: almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi.
La differenza sostanziale è nel calcolo della pensione: non più totalmente contributivo, come accade oggi, ma misto.
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I periodi fino al 31 dicembre 1995 (o fino al 31 dicembre 2011 per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 1996) sarebbero calcolati con il sistema retributivo.
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I periodi successivi resterebbero contributivi.
Per controbilanciare il vantaggio dell’uscita anticipata, è prevista una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia ordinaria, fino a un massimo del 10% per chi sfrutta tutti i 5 anni possibili.
Ed è proprio qui che entra in gioco l’ISEE: secondo l’ipotesi attualmente allo studio, per i nuovi pensionati che sceglieranno la Quota 41 flessibile, se l’ISEE familiare sarà inferiore a 35.000 euro, la penalizzazione non verrà applicata.
In questo modo, a partire dal 2026, chi avrà un ISEE sotto i 35.000 euro potrà percepire una pensione più alta, priva dei tagli previsti per l’anticipo.