Una volta, molti anni fa, 66 anni era l’età pensionabile in vigore. Oggi, dopo ripetuti adeguamenti, l’età è passata a 67 anni. Considerando che la pensione di vecchiaia richiede almeno 20 anni di contributi, è evidente che qualcuno possa pensare che a 66 anni non ci siano più possibilità di pensionamento.
In realtà, non è così. Con carriere brevi o frammentate non è possibile andare in pensione a 66 anni con le regole ordinarie, ma esiste comunque una soluzione: la pensione di vecchiaia in regime di totalizzazione. Si tratta di uno strumento particolare, non sempre facile da sfruttare, che consente di uscire anche a 66 anni di età con 20 anni di versamenti complessivi.
Pensione di vecchiaia a 66 anni: quanti contributi servono?
Nel mondo del lavoro attuale capita spesso che i contribuenti versino contributi in diverse casse previdenziali, gestioni o fondi. Per questo motivo, esistono strumenti che permettono di unificare i versamenti effettuati. Uno di questi è la totalizzazione.
Sul sito dell’INPS è disponibile una scheda dedicata a questo istituto, insieme al servizio che consente di presentare la domanda di pensione di vecchiaia con tale regime. Possono usufruirne lavoratori dipendenti, autonomi, professionisti e, in generale, tutti coloro che hanno carriere frammentate tra più enti previdenziali. In questo modo, ottengono un’unica pensione che racchiude i contributi versati in più gestioni.
Molti si chiedono: a cosa serve la totalizzazione se esistono già strumenti come il cumulo o la ricongiunzione?
La prima differenza importante è che la totalizzazione è gratuita, a differenza delle ricongiunzioni, che spesso comportano un onere economico significativo a carico del richiedente.
Chi sceglie la ricongiunzione, infatti, finisce per pagare due volte: la prima al momento del versamento dei contributi nella cassa originaria, e la seconda quando deve trasferirli nella gestione presso cui chiede la pensione.
Ecco le cose da sapere sulla totalizzazione
Con la totalizzazione, la pensione di vecchiaia segue regole particolari rispetto al sistema ordinario. In primo luogo, la decorrenza non è immediata: il trattamento non parte dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dei requisiti, ma dopo una finestra di 18 mesi. Ciò significa che la pensione decorre dal primo giorno del mese successivo al diciottesimo mese dalla maturazione dei requisiti.
Il calcolo dell’assegno avviene quasi sempre con il metodo contributivo, secondo un meccanismo “a quota”. In pratica, l’importo finale è costituito dalla somma delle quote di pensione maturate in ciascuna gestione previdenziale, proporzionalmente ai periodi di contribuzione.
In alcuni casi, però, si applica il calcolo misto: ciò riguarda i soggetti che hanno maturato il diritto a una pensione autonoma in uno dei fondi coinvolti, con iscrizione antecedente al 1° gennaio 1996.
Requisiti per la pensione di vecchiaia in regime di totalizzazione
Per accedere alla pensione di vecchiaia con questo regime, occorre:
- avere almeno 66 anni di età;
- aver maturato almeno 20 anni di contributi complessivi;
- non essere già titolari di una pensione autonoma presso una delle gestioni coinvolte nella totalizzazione.