Partiamo da alcune considerazioni sul settore domestico e sul lavoro svolto dalla badante. Un anziano che necessita di assistenza è spesso costretto ad assumere una collaboratrice domestica. Tuttavia, tra stipendio minimo previsto dal CCNL, spese di vitto e alloggio, costi di gestione e contributi da versare, la spesa complessiva diventa rapidamente elevata.
Nella maggior parte dei casi, la pensione percepita dall’anziano non basta a coprire interamente i costi, rendendo necessario il supporto economico dei figli, quando possibile. Non di rado, questo porta molti a rinunciare ad assumere una badante, o peggio, a ricorrere al lavoro in nero, con tutte le conseguenze negative del caso.
Ecco perché, oggi, rappresenta un’opportunità concreta sfruttare il bonus da 850 euro per la badante, un sostegno aggiuntivo che si somma alla normale pensione.
Per la badante 850 euro di bonus più la normale pensione
La misura si chiama Prestazione Universale per anziani ed è un bonus fino a 850 euro mensili che gli anziani possono richiedere per rendere più sostenibile l’assunzione di una badante.
Il bonus è già attivo e l’INPS ha fornito tutti i chiarimenti con il messaggio n. 949 del 18 marzo 2025, pubblicato sul portale istituzionale.
Prima di capire nel dettaglio come funziona, è importante chiarire a chi è destinata la prestazione.
Per ottenere il beneficio occorre:
- aver compiuto almeno 80 anni;
- essere invalidi al 100% con riconoscimento dell’indennità di accompagnamento;
- possedere un ISEE familiare valido non superiore a 6.000 euro.
Ecco come funziona la Prestazione Universale
La Prestazione Universale nasce per aiutare gli anziani a pagare la badante o, in alternativa, per coprire servizi forniti da strutture dedicate all’assistenza.
In pratica, si tratta di un’integrazione all’indennità di accompagnamento: una somma aggiuntiva fino a 850 euro al mese, non erogata in denaro ma sotto forma di voucher o buoni lavoro. Questi possono essere utilizzati esclusivamente per i servizi di assistenza.
L’INPS ha previsto controlli trimestrali: se non si dimostrano con documentazione valida le spese effettivamente sostenute, la prestazione viene revocata.
Attenzione però: la revoca riguarda solo il voucher aggiuntivo e non l’indennità di accompagnamento, che continuerà a essere regolarmente erogata.
Infatti, l’INPS ha specificato che la Prestazione Universale prevede due erogazioni separate:
- una quota fissa, che corrisponde all’indennità di accompagnamento;
- una quota integrativa, rappresentata dal nuovo voucher di assistenza, gestita tramite procedura automatizzata.