Del bonus Giorgetti si parla in riferimento allo sgravio contributivo introdotto dal governo Meloni, prima sulla quota 103 e poi sulle pensioni anticipate ordinarie. Un bonus che prende il nome dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, così come tanti anni fa una misura del tutto simile fu chiamata bonus Maroni, collegata al compianto ex ministro del governo Berlusconi.
La natura dell’agevolazione offerta è sostanzialmente identica tra i due bonus. Oggi, però, analizziamo gli effetti immediati di questa misura, in collegamento con ciò che potrebbe accadere nel 2026, qualora vedessero la luce alcune delle riforme pensionistiche allo studio del governo e che potrebbero essere inserite nel pacchetto pensioni della legge di Bilancio.
Prima il bonus Giorgetti e poi la pensione più alta nel 2026: ecco una soluzione da usare subito
Ogni nuova misura o strumento pensionistico produce effetti concreti su alcuni contribuenti. Effetti che spesso meritano di essere approfonditi per sfruttare al meglio ciò che le normative, in continua evoluzione, mettono a disposizione.
Non tutti, ad esempio, sanno che il bonus Giorgetti non solo permette di avere uno stipendio netto più alto nell’immediato, ma consente anche di maturare una pensione futura più elevata. Questo perché si possono evitare le penalizzazioni insite nella quota 103, che è una misura interamente a calcolo contributivo.
La quota 103, infatti, prevede 41 anni di versamenti e non ammette il calcolo misto. Anche per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, la pensione viene ricalcolata con il metodo contributivo, generando perdite che possono superare il 30% del trattamento spettante. Chi possiede oltre 18 anni di contributi prima del 1996 deve rinunciare al calcolo retributivo esteso fino al 2011: è questo il profilo che più ci rimette da tale meccanismo.
Addio quota 103: non è una cattiva notizia, anzi
Oggi, chi ha maturato i requisiti per la quota 103 ma decide di rinunciarvi, può beneficiare di diversi vantaggi:
- continuando a versare contributi, maturerà una pensione più elevata.
- uscendo a un’età maggiore, i coefficienti di trasformazione saranno più favorevoli.
- richiedendo all’INPS il bonus Giorgetti, per tutti i mesi di lavoro aggiuntivi si gode dello sgravio contributivo: lo stipendio aumenta del 9,19% netto in busta paga.
In pratica, la parte di contributi normalmente a carico del lavoratore non viene versata all’INPS. Così, per i mesi successivi alla maturazione del diritto alla quota 103, il dipendente riceve uno stipendio più alto, mentre il datore di lavoro continua a versare la sua quota. Ne derivano comunque contributi validi per il montante previdenziale, seppur ridotti rispetto al 33% complessivo.
La pensione con quota 41 flessibile aumenta le chance dopo il bonus Giorgetti
Rinunciare oggi alla quota 103 per sfruttare il bonus Giorgetti può rivelarsi una scelta vincente in ottica futura. Nel 2026, infatti, la quota 103 dovrebbe essere abolita e sostituita dalla cosiddetta quota 41 flessibile.
La differenza è sostanziale: la nuova misura non sarebbe più interamente contributiva, bensì a calcolo misto. E prevederebbe una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età.
Questo significa che chi, nel 2025, ha scelto di sfruttare il bonus Giorgetti potrebbe comunque accedere alla pensione anticipata con condizioni più favorevoli:
- a 62 anni con un taglio del 10%,
- a 63 anni con l’8%,
- a 64 anni con il 6%, e così via.
Un sacrificio decisamente più sostenibile rispetto alle perdite della quota 103. Ecco perché, in prospettiva, il 2026 potrebbe davvero consentire a molti lavoratori di sfruttare prima il bonus Giorgetti e poi ottenere una pensione più alta.