Sulle pensioni adesso potrebbe essere il momento giusto per programmare le uscite nel 2026. Ci sono diversi motivi che dovrebbero spingere i contribuenti a valutare questa possibilità.
In primo luogo, non è affatto certo che nel 2027 non si concretizzi il tanto discusso aumento dei requisiti pensionistici, che sposterebbe ulteriormente in avanti l’età di uscita, rendendo più lontano il traguardo per molti lavoratori.
In secondo luogo, il governo sembra intenzionato a varare nuove misure che offrirebbero opportunità concrete di pensionamento, senza particolari penalizzazioni aggiuntive oltre a quelle fisiologiche legate all’anticipo della carriera. Le possibilità aumenterebbero quindi sensibilmente.
Parliamo delle pensioni 2026 con quota 89 e quota 41, due strumenti che, se sfruttati, potrebbero aprire la strada a un ritiro anticipato.
Ma come funzionano?
Pensioni, quota 89 e quota 41: ecco i suggerimenti per centrare la pensione subito
Si tratta di due nuove misure, anche se, a ben vedere, di nuovo c’è poco.
- Quota 89: è una sorta di estensione della pensione anticipata contributiva, resa accessibile a un numero più ampio di contribuenti e con un forte legame ai fondi pensione integrativi.
- Quota 41 flessibile: è di fatto una quota 103 modificata, con regole di calcolo differenti per le penalizzazioni.
Oggi la pensione anticipata contributiva è accessibile solo a chi ha iniziato a versare dopo il 1995, con almeno 64 anni di età e 20 anni di contributi. Con la quota 89, invece, la misura diventerebbe accessibile anche agli altri lavoratori, purché abbiano almeno 64 anni di età e 25 anni di contributi.
Quota 89 e pensioni anticipate con fondi pensione e TFR da utilizzare, ecco come
Per il 2026 sarà fondamentale capire come si potrà accedere alla quota 89 e quali requisiti aggiuntivi rispettare.
La pensione maturata non potrà essere inferiore a tre volte l’assegno sociale. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, si potrà utilizzare anche la rendita da previdenza integrativa maturata a 64 anni da chi ha già versato nei fondi pensione privati.
In pratica, sarà possibile sommare la pensione INPS con la rendita integrativa. Se la somma raggiunge (o supera) tre volte l’assegno sociale, l’uscita sarà consentita.
In alternativa, si potrà utilizzare anche il TFR maturato a 64 anni, trasformandolo in una rendita mensile utile a raggiungere la soglia prevista. Questo rende la misura più flessibile e potenzialmente accessibile a molti lavoratori.
Addio a quota 103, ecco la quota 41 flessibile
Se la quota 89 richiama la pensione anticipata contributiva, la quota 41 flessibile rappresenta l’evoluzione della quota 103.
I requisiti rimangono simili: 62 anni di età minima e 41 anni di contributi. Una carriera quindi più lunga rispetto a quella necessaria per la quota 89.
La differenza sostanziale sta nel calcolo:
- Con la quota 103, il calcolo è interamente contributivo.
- Con la quota 41 flessibile, invece, si tornerebbe al calcolo misto:
- retributivo fino al 31 dicembre 1995 (o fino al 31 dicembre 2011 per chi aveva almeno 18 anni di contributi entro il 1995);
- contributivo per i periodi successivi.
Sarebbe però prevista una penalizzazione: taglio del 2% dell’assegno per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Tale riduzione si applicherebbe solo ai contribuenti con ISEE familiare superiore a 35.000 euro.