Sarà che il governo sembra deciso a porre un freno al paventato aumento dei requisiti di accesso alle pensioni dal 2027, trovando le risorse per congelare gli incrementi. Ma va detto subito: il 2027 sarà un anno di cambiamenti per le pensioni. Anche se non riguarderanno direttamente i requisiti, le regole di calcolo delle prestazioni porteranno con sé scenari più penalizzanti.
Cosa cambierà quindi sulle regole per la pensione nel 2025? Il calcolo sarà meno favorevole, e su questo non c’è rimedio. Vediamo cosa accadrà.
Cambio delle regole per la pensione: nel 2025 il primo assaggio, nel 2027 ancora novità
Una cosa dev’essere chiara: ci sono provvedimenti che un governo può adottare, varando leggi, decreti e manovre finanziarie.
Queste decisioni sono attribuibili all’esecutivo in carica.
Poi, però, esistono regole già scritte che un governo deve applicare, indipendentemente dalle sue volontà, a meno che non decida di correggerle, sospenderle o riscriverle.
Sembra questo il caso del governo Meloni: un intervento mirato a bloccare l’aumento dei requisiti dal 2027. Parliamo del meccanismo introdotto e irrigidito dalla riforma Fornero, che lega requisiti pensionistici e regole di calcolo alla speranza di vita della popolazione.
Più cresce la vita media, più i requisiti si alzano e i calcoli diventano meno favorevoli. La legge Fornero rese questo meccanismo automatico e biennale.
Perché aumentare i requisiti delle pensioni è necessario e perché, se non accade, servono risorse
Il governo Meloni vuole dunque bloccare un meccanismo automatico che prevede, dal 2027, 3 mesi in più di età pensionabile e di contributi richiesti per le pensioni anticipate.
L’idea è quella di trovare le risorse per neutralizzare questo incremento, coprendo con fondi statali la spesa che deriverebbe dal pagamento di 3 mesi aggiuntivi di pensione per i lavoratori che andrebbero in pensione prima.
Il governo ha mostrato chiara volontà politica di intervenire. Tuttavia, se ci riuscirà davvero lo dirà il tempo: servirà un decreto entro fine anno che sancisca il blocco degli aumenti o, al contrario, confermi l’inasprimento dei requisiti.
Cambio delle regole per la pensione nel 2027, il calcolo sarà penalizzato
Il meccanismo è automatico perché la speranza di vita è certificata dall’Istat. L’aumento della vita media attiva, quindi, innesca sia l’adeguamento dei requisiti sia la modifica dei coefficienti di trasformazione nel sistema contributivo.
Le pensioni contributive vengono calcolate sommando i versamenti effettuati durante la carriera, rivalutati in base all’inflazione, e poi moltiplicati per i coefficienti di trasformazione.
Quando la vita media aumenta, i coefficienti diventano più penalizzanti: a parità di età di pensionamento, l’assegno risulta più basso rispetto a quello calcolato nel biennio precedente.
In definitiva, il cambio delle regole dal 2027 è inevitabile. Se sui requisiti ci potrà essere una salvaguardia politica, sul calcolo non c’è alcuna possibilità di intervento. Chi andrà in pensione a 67 anni nel 2026 percepirà un assegno più alto, a parità di contributi, rispetto a chi ci andrà nel 2027 o nel 2028.