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Oggi: 05 Dic, 2025

Niente Naspi dopo la stagione estiva, ecco chi subisce le nuove regole della disoccupazione INPS

Ecco perché molti stagionali rischiano di perdere la disoccupazione, niente Naspi per rapporti di lavoro brevi dopo le dimissioni.
3 mesi fa
2 minuti di lettura
NASPI INPS
Foto © Investireoggi

Se c’è una categoria di contribuenti e lavoratori che considera la Naspi come lo strumento più importante in assoluto, questa è senza dubbio quella dei lavoratori stagionali del settore turistico e alberghiero. Esistono molte attività lavorative che durano solo pochi mesi all’anno, ma il settore ricettivo è certamente ai primi posti.

Un lavoro legato alle condizioni climatiche e ai cicli stagionali del turismo porta inevitabilmente a periodi di inattività. In questi momenti, la Naspi diventa l’unico strumento in grado di dare ossigeno economico ai lavoratori. Per questo motivo non poterla percepire rappresenta un vero dramma. Oggi, però, alcuni rischiano seriamente di restare senza disoccupazione INPS, a causa di modifiche normative introdotte di recente, che hanno interessato proprio la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego.

«Sono da anni un lavoratore del settore turistico e alberghiero. Lavoro negli hotel sia nella stagione estiva che in quella invernale. Il 31 agosto ho terminato la stagione estiva in riviera romagnola. Adesso devo aspettare metà novembre per andare in Trentino a lavorare nella stagione invernale. Il problema è che, per la prima volta, il mio Patronato mi dice che non ho diritto alla Naspi.

Vi spiego: ho iniziato a lavorare il 20 maggio in un albergo, ma a fine giugno mi sono dimesso per disguidi con i responsabili della struttura. Dopo due giorni di fermo, a inizio luglio ho trovato lavoro in un altro albergo, con un contratto a tempo determinato fino al 31 agosto. Una situazione simile mi era già successa nel 2021, ma allora non ebbi problemi con la disoccupazione. Adesso invece mi dicono che l’ultimo contratto doveva durare almeno 3 mesi, altrimenti – essendoci state dimissioni prima – non ho diritto alla Naspi.

Perché questa novità? E cosa posso fare adesso?»

Niente Naspi dopo la stagione estiva, ecco chi subisce le nuove regole della disoccupazione INPS

Le novità introdotte quest’anno sulla Naspi hanno comportato una vera e propria stretta sull’indennità di disoccupazione. L’obiettivo è arginare pratiche considerate poco ortodosse, adottate da lavoratori e datori di lavoro per aggirare alcune regole.

Un esempio? Le assenze ingiustificate che costringevano il datore di lavoro al licenziamento: prima ciò consentiva al dipendente di percepire la Naspi nonostante l’intenzione reale fosse dimettersi. Oggi, invece, questo comportamento è equiparato alle dimissioni volontarie, che escludono il diritto alla disoccupazione.

Il caso del nostro lettore riguarda un’altra novità: per i lavoratori stagionali, se il precedente rapporto è stato interrotto con dimissioni volontarie, il successivo contratto a termine deve avere una durata di almeno 3 mesi. Solo così, alla sua conclusione, è possibile accedere di nuovo alla Naspi. Una modifica nata con l’obiettivo di tutelare le casse pubbliche da comportamenti elusivi che, per anni, si erano verificati.

Ecco la stretta sull’indennità per disoccupati INPS: da dove derivano le novità?

Spesso accadeva che datore di lavoro e dipendente si accordassero: il lavoratore puntava a prendere la Naspi, il datore di lavoro a evitare il pagamento del ticket licenziamento, cioè il contributo economico dovuto all’INPS per ogni licenziamento effettuato.

Con le dimissioni volontarie, invece, il datore non paga nulla e il dipendente non ha diritto alla Naspi. Il problema era che questo ostacolo veniva spesso superato con nuove assunzioni di brevissima durata successive alle dimissioni, che permettevano al lavoratore di rientrare nei requisiti.

Oggi la regola è chiara: se ci sono state dimissioni precedenti, il nuovo contratto deve durare almeno 3 mesi. In caso contrario, la Naspi non spetta.

A sorpresa niente Naspi dopo la stagione estiva, ma qualcosa si può fare

Dal 1° gennaio 2025, in virtù delle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio 2024, la normativa stabilisce che chi si dimette volontariamente, per poter accedere nuovamente alla Naspi dopo una nuova occupazione, deve:

  • lavorare almeno 3 mesi consecutivi;
  • maturare almeno 13 settimane di contribuzione.

Al nostro lettore consigliamo comunque di approfondire la questione: la normativa, infatti, parla specificamente di dimissioni da un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Se il primo contratto fosse stato invece a termine, potrebbe esserci margine di interpretazione.

Probabilmente il patronato ha già verificato correttamente la situazione, ma un secondo parere tecnico non guasterebbe. Inoltre, dopo la stagione in Trentino – che presumibilmente durerà oltre le 13 settimane richieste – il nostro lettore potrà tornare a richiedere la Naspi senza problemi.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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