E’ bastato sapere che Stati Uniti e Russia avrebbero raggiunto un accordo per fissare un incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin per avere ripercussioni sui mercati finanziari. La pace non c’è ancora, ma gli investitori iniziano a metterla in conto. E ciò ieri ha pesato per titoli come Leonardo, il colosso della difesa italiano. Ha perso oltre il 6%, poco più della rivale tedesca Rheinmetall e circa il doppio della francese Thales. Allo stesso tempo, è proseguita la discesa dei rendimenti per i titoli di stato, pur di poco. Ieri, il BTp a 10 anni offriva all’incirca il 3,45%. Lo spread con il Bund di pari durata si è ristretto a circa 80 punti base, cioè allo 0,80%.
Dubbi su spese militari e propensione al rischio
A cosa si devono questi movimenti sui mercati? Pace significa minori spese militari. Ed è chiaro che le aziende che fatturano grazie ad esse, ne risentano negativamente. Le azioni Leonardo restano in rialzo del 79% quest’anno e del 605% da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio del 2022. Questi numeri danno la misura di cosa sia accaduto negli ultimi anni alle borse mondiali. I listini hanno scontato la conversione bellica progressiva delle grandi economie.
E i titoli di stato? In teoria, pace significa maggiore propensione al rischio, cioè minori acquisti di bond. I rendimenti dovrebbero salire, anziché scendere. Vero, ma nello specifico la pace per l’Europa può portare a una riduzione dei prezzi per l’energia. Pensate al gas, che alla Borsa di Amsterdam ieri scendeva sotto i 33 euro per MWh. Un anno fa esatto, superava i 40 euro.
Una soglia che la quotazione era tornata a superare anche a luglio. Un’energia meno cara comporta una più bassa inflazione, ergo minori rendimenti a lungo termine.
Trend duraturo sui mercati?
Durerà? Quando si ha a che fare con la politica, nulla è prevedibile. E Trump alla Casa Bianca ha già dato ampia dimostrazione di cambiare idea anche in fretta sul singolo dossier. Il discorso è un altro. La pace tra USA e Russia non significa affatto fine del riarmo europeo. Il tema prescinde dalla contingenza. Washington pretende che il continente diventi più autonomo sul fronte della propria sicurezza. In base alla richiesta approvata a giugno, i membri NATO dovranno spendere il 5% del Pil in armi e voci collegate. Inutile illudersi: l’eventuale distensione tra Mosca e Kiev con la benedizione americana non porrà fine a tale impegno. Al contrario, ancora dobbiamo iniziare a metterlo in pratica.
E pace non sarà l’equivalente di un ritorno agli acquisti di gas russo. Non necessariamente. Gli Stati Uniti non lo vogliono, tant’è che hanno imposto all’Unione Europea acquisti di gas e petrolio americani. In cambio, subirà dazi “solo” al 15% sulle sue esportazioni. Dunque, non ci sarebbe probabilmente un aumento dell’offerta di energia neanche dopo l’eventuale accordo russo-ucraino. In altre parole, se pace sarà, la corsa al riarmo proseguirà e così anche il decoupling dell’UE dalla Russia.
Le azioni del comparto difesa non avrebbero grosse ragioni per ripiegare; lo stesso dicasi per i rendimenti sovrani.
Pace svolta geopolitica
Certo, bisogna anche considerare che la pace, una volta che venisse raggiunta, porterebbe a una possibile distensione con risvolti non perfettamente immaginabili allo stato attuale. Ciò che oggi appare impossibile, un domani potrebbe non esserlo. Bruxelles e Mosca avrebbero l’opportunità di tornare a commerciare tra loro. In questi tre anni e mezzo l’UE ha ridotto le importazioni di gas russo dal 40% all’11% del totale. L’allentamento della dipendenza è considerato un obiettivo strategico, per cui sarebbe improbabile che venisse rimesso in discussione con il rischio di tornare agli errori del recente passato.
Ad ogni modo, la distensione in sé avrebbe effetti benefici sui prezzi di gas e petrolio. Un’alternativa alle forniture attuali, americane incluse, servirebbe a calmierarli. Dunque, nulla è scontato con un’evoluzione geopolitica. Resta il fatto che immaginare inversioni di tendenza strutturali sui mercati per il momento appare un azzardo. La pace, oltre tutto, non è neanche così vicina.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

