Si moltiplicano i casi sotto le lenti dei media nazionali su presunti annunci di lavoro sessisti. L’ultimo ha avuto luogo ad Oderzo, provincia di Treviso. Il titolare di un bar ha affisso un annuncio sulla saracinesca per la ricerca di una “cameriera carina”. Non immaginava che sarebbe finito sulle pagine dei quotidiani persino nazionali. La colpa sarebbe proprio in quell’aggettivo in più, che agli occhi di tanti è parso discriminatorio e dal sapore antico. Lui non ci sta, sostenendo che non fosse sua intenzione offendere o discriminare qualcuno. Di chi è la colpa, ammesso che ve ne sia una?
Annunci di lavoro sessisti vietati
Gli annunci di lavoro sessisti sono vietati per legge.
Il Decreto legislativo n.276 del 10 settembre 2003 vieta alle imprese di condurre una ricerca di lavoro basata sul sesso maschile o femminile. A meno che il ruolo da ricoprire non sia funzionale all’attività. Ad esempio, se reclamizzo una marca di assorbenti, non posso che cercare una donna. Così come per la schiuma da barba dovrò cercare un uomo. Con buona pace di chi oggi cerca di mettere in dubbio persino queste residue certezze.
Bella presenza legittima?
Sono vietati gli annunci di lavoro discriminatori anche per l’età. L’importante è attenersi alle capacità del/la candidato/a. E la “bella presenza”? Anche questo tipo di ricerca è vietato in linea generale, fatta eccezione per quei ruoli in cui l’aspetto fisico può incidere sul buon esito dell’attività lavorativa. Ad esempio, un venditore o una venditrice di bell’aspetto è risaputo che attraggano più facilmente la clientela. Non è così che funziona nel mondo dello spettacolo? Attori, attrici, ballerini/e, conduttori e conduttrici, valletti/e e persino cantanti sono assunti in base principalmente al loro aspetto fisico.
A rigore, sembrerebbe che ad Oderzo non sia stata commessa una reale infrazione alla legge. Assumere una “cameriera carina” risulterebbe funzionale al buon andamento dell’attività. A proposito, perché nessuno ha rilevato il sessismo implicito nella ricerca di una cameriera, anziché un cameriere maschio? Qui annega il politicamente corretto. Ci si interroga sulla bontà di un aggettivo e si tralascia il sostantivo. Si guarda al dito e non alla luna. Che forse un uomo possa essere discriminato, mentre una donna debba essere assunta a qualsiasi condizione o viceversa?
Il caso dei jeans con l’attrice Sweeney
Gli annunci sessisti esistono, non stiamo negandoli. Tuttavia, sono di gran lunga inferiori a quanto la stampa lasci immaginare. In questi giorni è polemica negli Stati Uniti per lo spot di una marca di jeans girato dall’attrice Sydney Sweeney. Bionda e occhi azzurri, non va giù a parte dell’opinione pubblica la frase “ha dei gran bei jeans”. I pubblicitari hanno giocato qui sull’assonanza nella lingua inglese tra “jeans” e “genes” (geni). L’attrice è stata accusata di propagandare niente di meno che il neonazismo e il suprematismo bianco.
Diamoci tutti una calmata. La sacrosanta lotta alle discriminazioni di ogni genere si è spinta fino al punto da voler negare le differenze di sesso, età, etnico-culturali e religiose, fisiche, ecc. I media devono fingere che tutto sia indistintamente uguale, che non esistano neppure i concetti di “bello” o “brutto” o che una casa di moda non debba poter distinguere tra modelli/e in forma e in sovrappeso per reclamizzare il proprio brand. Un malinteso senso di egualitarismo ha generato un’ipocrisia già difficile da sostenere negli ambienti altolocati, figuriamoci nella quotidianità delle persone comuni.
Mercato del lavoro e fattori culturali
Vedere annunci di lavoro sessisti ovunque non sta rendendo per nulla più equo il mercato del lavoro, né in Italia e né all’estero. Al contrario, sta provocando una perdita di tempo che tutti i candidati possono sperimentare sulla loro pelle da molti anni. Poiché i veri requisiti ricercati sono oggetto di tabù, gli annunci vengono pubblicati come se fossero aperti a tutti e tutte. In realtà, la gran parte di essi verrà cestinata all’istante. Soltanto quelli inviati dalla platea realmente oggetto di interesse saranno scrutati con attenzione. Ha senso questa finzione?
Mettetevi nei panni di uno studio medico alla ricerca di una segretaria. Molti annunci di lavoro di questo tipo sono formalmente aperti a uomini e donne, ma solo per non trasgredire la legge in maniera plateale. La verità è che gli uomini saranno scartati sin da subito, non importa quali esperienze e qualità posseggano. Saranno selezionate solamente donne e possibilmente di bell’aspetto. Qualcuno eccepirà che non abbia senso che una segretaria sia necessariamente donna. Potrà avere ragione, ma così va il mondo. E’ un fattore culturale, che richiede eventualmente anni, se non decenni per evolversi.
Annunci di lavoro sessisti tra retorica e realtà
In passato era raro che ad accoglierci in una concessionaria di auto ci fosse una donna. E sapete perché? I clienti erano e ancora oggi sono più portati a credere che le donne non ne capiscano di motori. Si tratta di una discriminazione che non proviene dal mondo dell’impresa, bensì dal mercato in senso lato. Oggi, molte donne vendono auto, magari occupando più ruoli amministrativi. E’ uno dei tanti esempi che possiamo fare per capire che la lotta agli annunci di lavoro sessisti è impregnata di vuota retorica e immensa ipocrisia.
Fatti salvi i casi di reale discriminazione, che non hanno senso di esistere in una nazione evoluta.
giuseppe.timpone@investireoggi.it